Con France Bleu Normandie, diversi agenti della SDSO, un servizio tecnico della polizia nazionale, hanno assicurato di aver eseguito completamente i lavori nella casa della loro superiore, ma hanno anche portato a spasso il suo cane e hanno persino pagato parte del loro bonus a suo figlio. È stata aperta un'indagine amministrativa.
Un'indagine amministrativa è stata aperta dall'Ispettorato generale della polizia nazionale (IGPN) di Rennes contro il capo della direzione di supporto operativo (SDSO) della polizia nazionale della Senna marittima. Questo servizio è responsabile del settore immobiliare, gli agenti SDSO non sono agenti di polizia. Molti di loro affermano di aver lavorato a casa sua senza essere dichiarato di lavoro nella sua nuova casa a Saint-Aubin-lès-Elbeuf (Seine-Maritime), da giugno 2022 ad aprile 2024, riferisce France Bleu. “Abbiamo fatto l’impianto idraulico, l’elettricità, le piastrelle, tutto”racconta uno degli agenti ai nostri colleghi. È stato persino chiesto loro di portare a spasso il suo cane.
Ma gli agenti, a cui era stata promessa una raccomandazione per una promozione, a volte dovevano acquistare le attrezzature per il lavoro di cui erano responsabili, con la promessa non mantenuta di essere rimborsati. Oggi l'imputato deve loro quasi 10.000 euro.
Bonus pagati a suo figlio
La direttrice della SDSO è accusata anche di aver ordinato agli agenti di versare parte della loro gratifica di fine anno a suo figlio, sottolinea un rapporto inviato al direttore interdipartimentale della polizia nazionale (DIPN). I dipendenti pubblici ricevevano un bonus a loro riservato, a differenza dei lavoratori a contratto, di cui faceva parte il figlio del direttore. Quest'ultimo avrebbe gonfiato al massimo i bonus di fine anno, per un importo di 1.000 euro, in modo che i dipendenti pubblici ne pagassero la metà ai lavoratori a contratto in contanti.
Il sindacato Alliance giudica questo comportamento “scandaloso”nelle parole di Karim Bennacer, segretario dipartimentale. “Chiediamo agli agenti di polizia e ai semplici funzionari di dare l’esempio e qui questo capo dipartimento avrebbe commesso un grave errore. Chiediamo che venga fatta luce”.
Da parte sua, la regista nega i fatti di cui è accusata tramite il suo avvocato, Me Laura Kalfon. Secondo lei, il regista “collaborare con l’autorità inquirente per stabilire la verità” et “si riserva il diritto di sporgere querela per denuncia diffamatoria”.
pubblicato il 18 novembre alle 9:15, Philippine Rouviere Flamand, 6Medias
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