Zaho de Sagazan, talento straordinario premiato quattro volte alle Victoires de la Musique (rivelazione femminile e rivelazione scenica, premio al miglior album e canzone dell'anno), è stato per la prima volta sabato 16 novembre allo Zénith sud a Montpellier. Un concerto di rara bellezza ed intensità!
I più vigili l'avevano avvistata nell'estate del 2022 come atto di apertura di personalità (personalità forti, ovviamente) come Hervé, Mansfield. TYA o Juliette Armanet. Da allora, nella regione, abbiamo potuto apprezzarlo al festival Voix de femmes di Maury, al Printival di Pézenas, alla sala Victoire 2 di Saint-Jean-de-Védas, al Paloma di Nîmes o anche a Quand je pense à Fernande a Sète, in testa ad un cartellone sempre più nutrito ma sempre esaurito. Ma sabato 16 novembre, con il tutto esaurito allo Zénith Sud di Montpellier, Zaho de Sagazan è entrato chiaramente in un'altra dimensione… ma senza perdere di vista l'essenziale, proprio quello che ha contribuito a renderlo essenziale anche per noi: l'essere umano. dimensione.
Qualunque sia la raffinatezza dei suoi testi e della sua musica, la cantante nazairena si presenta con tale naturalezza, passione, gioia e un senso di derisione che siamo pronti a dichiararla la nostra migliore amica! Apre il suo set come apre il suo album, con questo Fontana del sangue dall'atmosfera gotico-baudelairiana, dal proscenio, ma dietro un pianoforte il cui naso triangolare ricorda un “spezzaanima”. È sola in un pozzo di luce e la sua canzone è unica nel suo significato.
Quattro grandi musicisti elettronici
L'arrangiamento scenico ci viene svelato con il brano successivo, più scontato, inebriante, Aspirazione : oltre a questo proscenio, che percorre senza sosta né fatica, il palco è abitato su due livelli da quattro giovani musicisti (un batterista-percussionista, due tastieristi con sintetizzatori analogici e macchine digitali, e un polistrumentista che si destreggia con i sintetizzatori chitarra) e orlato da molteplici luci robotiche, che presto abbaglieranno. Senza dire nulla della sua lontana pianura su cui si proiettano i colori primari e il quintetto si divide in ombre cinesi.
Versare L'ultimo dei viaggiperde le maniche della redingote. Fa già molto caldo allo Zénith Sud, e per una buona ragione: la performance dal vivo di Zaho de Sagazan accentua la natura elettronica della sua musica, che colpisce regolarmente la scena notturna techno di Berlino. Colpisce, persiste, colpisce, ruba, svela. La cantante 24enne ammette di non aver mai conosciuto l'amore ma di averlo sognato tante volte, schiacciato, lasciato andare, prima di innamorarsi [son] Sconosciuto. Si parla molto d'amore durante il suo concerto, la stessa parola viene ripetuta più e più volte nella canzone successiva che, avverte, ne è tuttavia priva, poiché I dormienti parlare delle persone tossiche che abusano del proprio lavoro per fini tristi. Uff! La canzone successiva, minimalista, quasi con voce di pianoforte, parla ancora solo di questo, Dimmi che mi ami, ma questa volta, questo reciproco: dalla platea come dagli spalti, le dichiarazioni fioriscono e piovono allo stesso tempo!
Fenomenale “tristezza”
Dopo Sognoe le sue magnifiche luci, Tristezza è un pezzo di bravura che sintetizza il meglio di Zaho de Sagazan, testo lavorato, articolazione elegante, interpretazione febbrile, narrazione esponenziale. Il ritmo techno sta diventando sempre più aggressivo. “La tristezza c’è” ma spinto a spingerlo ai suoi limiti, il cantante lo sublima, diventa rabbia, si trasforma in catarsi. Il pubblico esulta!
Dopo averci invitato ad accettare le nostre colpe O attraversoricorda l'intima origine, sì, la sua ipersensibilità lacrimofila, di “Un po [son] tubo”come lo chiama lei, La sinfonia dei fulmini. Magnifica la versione, che si distende senza esaurirsi, di cui il pubblico ripete in loop il ritornello poetico mentre Zaho de Sagazan gli si avvicina, circolando ai piedi del palco per sorridergli il più da vicino possibile e con lui, per cantalo ancora e ancora“È sempre bello sopra le nuvole.” Lei continua Vecchio amico senza Tom Odell e Il mio corpo senza discutere. Notevole in questo momento il lavoro di luce che vede un tecnico illuminare il gruppo dal bordo del palco mentre avanza, proiettando gigantesche ombre in movimento.
Quasi mezz'ora di discoteca
Dopo Parla d'amoreche sta già strizzando gli occhi verso la pista da ballo, Zaho de Sagazan avverte: “Le canzoni sull’amore e sulla fiducia in se stessi sono finite! Ora è elettronica!” E per sollecitare: “Non guardarti, lasciami andare!” Mentre la cantante e i suoi amici musicisti mettono in linea le loro azioni con le loro parole, e mandano cose pesanti sia al microfono (vocodificato con malizia) che alle macchine (in modalità Blitzkrieg), prima di lasciarci andare, ci guardiamo, sì noi, il pubblico.
Accidenti, ci ritroviamo ancora molto più vecchi della nostra padrona di casa, non lontani dall'avere in media il doppio della sua età ma in questo momento, per l'effetto combinato del lampeggiare delle luci e dell'ampliamento dei sorrisi, non fa niente sembra essere più lì. Domani conteremo i dolori, per ora è una pazzia su ogni piano per quasi mezz'ora!
Non guardarti, Hab Sex, Dance. Il momento è favoloso, caldo, felice… Zaho de Sagazan che dà l'esempio, balla come un meraviglioso diavolo, senza mai abbandonare il suo microfono da estatica maestra di cerimonie. Finirà per lasciare il palco portata dai suoi quattro musicisti!
I richiami sono due ultime occasioni per confermare che Zaho de Sagazan è vicina alle vette: riprende con semplicità e sincerità, Amore moderno di David Bowie e Ah, la vita è bella di Brigitte Fontaine. Sì, questo dice qualcosa, ma il fatto che inviti tutta la sua squadra, davvero tutti, a ballare e salutare davanti al palco, dice altrettanto. Sì, è grande, ma grande della giusta misura, a misura d'uomo.
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