Di tutti coloro che celebrano la rielezione dell’ex presidente Donald Trump, pochi hanno tanti motivi per festeggiare quanto Elon Musk. Meno di una settimana dopo il 5 novembre, il suo patrimonio era aumentato di 70 miliardi di dollari (circa 66 miliardi di euro), un rendimento mostruoso per un investimento nella campagna repubblicana che già sembrava sproporzionato: 120 milioni di dollari, in pochi mesi.
Perché la conversione dell’uomo più ricco del mondo in attivista trumpista è recente. Nel 2020, questo ex democratico, che elogiava i meriti della sua azienda, Tesla, in termini di diritti LGBTQ+, e finanziava sia democratici che repubblicani (ma si asteneva dalle campagne presidenziali), ha risposto al giornalista di New York Times Kara Swisher che lo ha interrogato sulle sue idee politiche: “Sono socialmente molto liberale. Ed economicamente, forse ho ragione di centro, o di centro. Non lo so. » Stava semplicemente chiedendo a “persona normale con buon senso”non “i valori colpiscono proprio in mezzo al Paese”.
Questo Musk è diventato irriconoscibile. Ora, giorno e notte, condivide sul social network X (ex Twitter, che ha acquistato nel 2022) le sue oscure riflessioni sui migranti invasori, sulle persone transgender e «il virus si è svegliato» che minaccia la civiltà umana. Con lo zelo di un convertito, ha lavorato per la rielezione di Trump, mettendo al suo servizio la sua immensa fortuna, la sua piattaforma di comunicazione globale e la sua aura di geniale imprenditore. Il presidente eletto non si sbagliava: “È nata una stella: Elon!”si è entusiasmato in un lungo panegirico il giorno dopo la sua rielezione. È un super genio, dobbiamo proteggerli, non ne abbiamo così tanti. »
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La trasformazione politica di Elon Musk è la versione fragorosa di un più ampio spostamento di parte della Silicon Valley – tradizionalmente democratica – verso l’estrema destra. Diversi magnati del settore hanno abbracciato, in misura diversa, questo stesso cambiamento politico.
Nel 2016, l’elezione di Trump è stata comunque un “shock morale” per il mondo della tecnologia, ricorda Olivier Alexandre, sociologo del CNRS e autore di Tecnologia. Quando la Silicon Valley rifarà il mondo (Soglia, 2023). Ex donatori del Partito Democratico come l'investitore David Sacks, i fondatori del più grande fondo di investimento del mondo – che porta il loro nome – Marc Andreessen e Ben Horowitz, o anche i gemelli Tyler e Cameron Winklevoss – resi famosi dal film La rete sociale (di David Fincher, 2010) per non aver creato Facebook – ha seguito la stessa traiettoria. Insieme ad altri, si sono uniti a Peter Thiel, fondatore di PayPal e Palantir Technologies, reso immensamente ricco dal suo investimento in Facebook. Primo tra loro ad aver sostenuto Donald Trump, è al centro di questa nuova galassia politica in formazione.
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