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Il settore audiovisivo si sta organizzando in un settore per difendere meglio l'eccezione culturale francese

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La sede di Télévisions, a Parigi, il 4 settembre 2017. LUDOVIC MARIN/AFP

Rodolphe Belmer, amministratore delegato di TF1, ha lanciato l'idea all'ultimo La Rochelle Fiction Festival, a settembre. Invece di difendere i propri interessi separatamente, quando tutti hanno interesse a preservare il sistema che ha permesso il fiorire del concetto di eccezione culturale, gli operatori del settore audiovisivo potrebbero unire le forze a vantaggio di questo “pilastro della nostra democrazia e della nostra cultura” che costituisce il loro settore. Il signor Belmer aveva intervistato Delphine Ernotte, presidente di France Télévisions, che condivideva queste opinioni. E da allora il progetto ha dato i suoi frutti.

Mercoledì 13 novembre è stata lanciata così LaFA, La Filière audiovisuelle. Tra i suoi primi sostenitori troviamo i sindacati dei produttori, l'Unione Nazionale della Produzione Audiovisiva (USPA) e l'Unione dei Produttori Indipendenti (SPI), ma anche società di diritto d'autore come la Società Civile degli Autori Multimediali (SCAM), la Società dei Autori-Compositori ed Editori Musicali (Sacem), la Società degli Autori e Compositori Drammatici (SACD), AnimFrance (dedicata alla produzione audiovisiva e cinematografica animata) e Adami (organismo di gestione collettiva dei diritti di proprietà intellettuale degli artisti interpreti dello spettacolo).

Se anche M6 ​​fa parte di questo circolo deciso a incidere sul dibattito pubblico, presso l'ente regolatore, presso le rappresentanze nazionali e presso il Parlamento europeo, il gruppo Canal+, pur essendo il primo finanziatore del cinema in Francia, è largamente assente.

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“Tutta la buona volontà è benvenuta, assicura Rodolphe Belmer, primo presidente dell'associazione. A condizione che condividano una visione costruttiva dell’ecosistema creativo francese. Non si tratta di trovarsi nell’equilibrio tra potere, brutalità e difesa degli interessi strettamente individuali della loro società. » Il canale franco-tedesco Arte e l'Unione dei produttori e creatori indipendenti (Spect) dovrebbero unirsi rapidamente alla struttura.

Una richiesta per la radiodiffusione pubblica

In testa all'elenco dei sette temi ritenuti prioritari troviamo la difesa a favore dell'emittenza pubblica di a “finanziamenti pubblici elevati, dedicati, prevedibili e sostenibili essenziali per mantenere la sua indipendenza e svolgere le sue missioni specifiche e distintive di interesse generale”. “La vitalità della radiodiffusione pubblica va a vantaggio di tutti”giustifica il signor Belmer. “È una questione di soldi, ma anche di diversitàrileva dal canto suo David El Sayegh, vicedirettore generale della Sacem. Alcuni autori, se non vengono trasmessi dal servizio pubblico, non vengono trasmessi da nessuna parte! »

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