Un'Europa indebolita attende con ansia l'esito delle elezioni americane di martedì 5 novembre. Sotto la presidenza di Joe Biden, il divario economico tra Europa e Stati Uniti si è ampliato. Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea (2011-2019), ha avvertito il 9 settembre, presentando il suo rapporto sulla competitività europea, che se l’Unione europea non investe massicciamente nelle tecnologie pulite e nella tecnologia digitale, sarà condannata ad una “lenta agonia”.
Se l’UE vuole affrontare efficacemente questa “sfida esistenziale”, come l’ha definita, Draghi afferma che l’UE deve investire altri 800 miliardi di euro all’anno. Tale importo è tre volte superiore a quello stanziato dal Piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, un tale piano può essere realizzato solo se i 27 Stati membri dimostrano una volontà comune e lavorano insieme. La sfida sta nel come realizzarlo in un momento in cui la paralisi politica ha preso il sopravvento sulle due forze trainanti dell’eurozona, Germania e Francia.
In Germania la coalizione del socialdemocratico Olaf Scholz è sull'orlo del collasso. Scholz non è mai riuscito a imporre la sua leadership in Europa e il governo fatica a trovare un accordo sul bilancio 2025. Inoltre, vi è una crescente pressione da parte dei datori di lavoro affinché allenti il principio costituzionale del “freno all’indebitamento” al fine di rafforzare gli investimenti pubblici. La debolezza della coalizione tripartita di Scholz ha portato alla possibilità di elezioni parlamentari anticipate, prima della data prevista per il 28 settembre 2025. Considerata la significativa influenza economica della Germania, che da sola rappresenta un quarto del prodotto interno lordo dell'Eurozona, e di fronte alla prospettiva di un recessione per il secondo anno consecutivo, tale incertezza politica rappresenta un fattore di indebolimento per l’UE nel suo insieme.
Per saperne di più Solo abbonati Le elezioni presidenziali americane mettono alla prova le ambizioni dell’UE
In Francia la situazione non è più stabile. Lo scioglimento dell'Assemblea nazionale in giugno ha portato alla formazione di un governo che appare in agonia prima ancora di iniziare ad agire. Senza maggioranza, il primo ministro Michel Barnier non dispone di un reale spazio di manovra, come dimostra il caotico dibattito sul bilancio all'Assemblea nazionale, in un contesto di finanza pubblica in spirale. Anche se l’impossibilità di un altro scioglimento fino al giugno 2025 garantisce uno status quo temporaneo, le conseguenze si fanno già sentire. L’appello frettoloso e incompreso a elezioni legislative anticipate ha notevolmente ridotto la capacità di influenza diplomatica di Emmanuel Macron, in particolare sulla scena europea – un ruolo che aveva attivamente cercato quando era entrato in carica nel 2017.
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