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il Premio Nobel per la Fisica prende di mira Sam Altman, il boss di ChatGPT

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Soprannominato il “padrino dell’intelligenza artificiale”, Geoffrey Hinton non ha nascosto la sua antipatia per il boss di OpenAI.

Pochi vincitori del Premio Nobel finiscono per pentirsi del proprio lavoro. Geoffrey Hinton, co-vincitore insieme a John Hopfield del Premio Nobel per la fisica per il suo contributo nel campo dell’intelligenza artificiale, è uno di loro. Soprannominato il “padrino dell’intelligenza artificiale”, il ricercatore non smette mai di mettere in guardia sulle potenziali deviazioni dei modelli.

Nel mirino, la rovina di chi critica l’improvvisa esplosione di ChatGPT: Sam Altman, il boss di OpenAI. Durante una serie di domande e risposte con l’Università di Toronto l’8 ottobre, il venerabile Geoffrey Hinton ha ripagato l’onnipotente capo con un’osservazione feroce.

“Vorrei ringraziare i miei studenti. Sono stato particolarmente fortunato ad aver avuto tanti studenti brillanti, molto più brillanti di me”, ha detto. “Hanno fatto cose incredibili. E sono particolarmente orgoglioso che uno dei miei studenti abbia licenziato Sam Altman.”

Si riferisce poi a Ilya Sutskever, uno dei fondatori di OpenAI, che l’anno scorso tentò invano di rovesciare Sam Altman. Sebbene il Consiglio d’amministrazione fosse riuscito a licenziarlo, alla fine è stato costretto, sotto la pressione dei dipendenti e degli azionisti, a reintegrarlo. Da allora Ilya Sutskever ha lasciato l’azienda, come molti altri.

Profitti rispetto alla sicurezza

L’origine del conflitto è riassunta da Geoffrey Hinton: “col tempo, si è scoperto che Sam Altman era molto meno preoccupato per la sicurezza che per i profitti. E penso che sia un peccato”.

“OpenAI è stata creata con una forte attenzione alla sicurezza. Il primo obiettivo era sviluppare l’intelligenza artificiale generale e garantirne la sicurezza”, ha sottolineato.

Fondata nel 2015 da Sam Altman ed Elon Musk, tra gli altri, OpenAI è effettivamente cresciuta da un’organizzazione senza scopo di lucro a una startup redditizia valutata 150 miliardi di dollari, grazie a Sam Altman. Al punto che all’interno dell’azienda compaiono forti dissensi sul livello di sicurezza messo in atto.

“La mia preoccupazione è che l’intelligenza artificiale possa anche portare a cose negative”, insiste Geoffrey Hinton. “Soprattutto quando rendiamo le cose più intelligenti di noi stessi. Nessuno sa veramente se saremo in grado di controllarle.”

Tommaso Leroy Giornalista BFM Business

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