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Immigrazione: Macron critica Retailleau con un argomento scioccante, Aznavour!

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Pensavamo che si sarebbe assicurato un futuro “internazionale”, lontano dal gioco del bowling che aveva lasciato al governo Barnier. Speravamo anche in una piccola cura del silenzio, della decenza dopo il susseguirsi di sconfitte elettorali che ha subito. Forse lo immaginavamo contemplando il suo indice di popolarità, al minimo dalla sua prima elezione nel 2017. Ebbene no, questo non è conoscere bene Emmanuel Macron: appena nominato il nuovo governo, lui ha indossato il mantello mitterrandiano di presidente di convivenza, per contraddire e criticare uno dei suoi ministri e, proprio come Mitterrand nel 1986, sul controverso tema dell’immigrazione.

Questa è ovviamente la frase del ministro dell’Interno Bruno Retailleau, che lo ha stimato domenica “L’immigrazione non è un’opportunità”che è servito come pretesto. In un’intervista trasmessa questo sabato 5 ottobre da France Inter, il Presidente della Repubblica ha quindi tentato di portare avanti il ​​vecchio argomento dell’immigrazione felice. L’affermazione di Retailleau sarebbe “decisamente in contraddizione […] con la realtà». Quale realtà? Quello dei territori perduti della Repubblica? Quello della sovrarappresentazione degli immigrati o degli immigrati nelle carceri? il numero di OQTF? No, la realtà delle glorie francesi derivanti dall’immigrazione, questi fari così accecanti che ci impediscono di guardare la vita quotidiana delle nostre strade, delle nostre prigioni, delle nostre tragedie. Quindi sì, Macron ha fatto appello alla polacca Marie Curie e all’armeno Aznavour. Lo ha fatto con un tono ironico, ancora un po’ sgradito, a una settimana dal funerale di Philippine: “Avremmo potuto decidere che avremmo fatto meglio la fisica nucleare senza la polacca Marie Curie, che avremmo ballato molto meglio senza Charles Aznavour. » E senza questi assassini algerini, marocchini, ecc., non avremmo potuto fare di meglio anche noi?

Al di là della tradizionale vulgata della sinistra immigrazionista (la Francia è “una campagna aperta, sempre” et “che si guadagnavano da vivere grazie all’immigrazione europea o extraeuropea”), restiamo costernati nel non trovare in questo presidente un’analisi approfondita del fenomeno, di fronte ad una situazione storica esplosiva. Né sulla quantità né sulla qualità di questa immigrazione davanti alla quale sviene pigramente. Niente sull’islamizzazione. Gli unici dubbi da risolvere? Là “difficoltà del momento”per Emmanuel Macron, è raggiungere “lotta contro i trafficanti di esseri umani” e il “canali di immigrazione clandestina”. Rimaniamo senza parole di fronte a tanta incoscienza irenica, a tanta negazione di fronte a una delinquenza endemica, a un’islamizzazione che porta con sé tutti i pericoli e un costo dell’immigrazione che appesantisce i nostri conti sociali, riempie le nostre prigioni e disloca la società.

A dire il vero, non ci facevamo illusioni su Macron e sull’immigrazione. Proprio come Attal, l’apparenza di fermezza da lui mostrata era solo un’esca elettorale in un contesto di opinione di destra. Ora che a sinistra si apre la competizione contro la RN, hanno ritrovato il loro DNA socialista. La buona notizia è che questo presidente della coabitazione, cinico come Mitterrand, non potrà ricandidarsi e che l’opinione pubblica potrebbe tenerlo contro di lui più a lungo di quanto crede a causa dei molteplici naufragi in cui ha trascinato il Paese. La brutta notizia è che Bruno Retailleau, come era prevedibile, si ritroverà molto solo, a scontrarsi per agire con la sinistra, con la sua maggioranza macronista, con i suoi colleghi (il bayrouista Darrieussecq ha escluso di toccare l’AME venerdì…) e quindi, per il presidente. Prima o poi, se vuole rimanere credibile tra coloro che apprezzano il suo discorso di fermezza (e cioè la maggioranza dei francesi), dovrà trarne le conseguenze.

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