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come Michel Barnier ha flirtato con le idee della RN all’Assemblea nazionale

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Doveva essere una dichiarazione di politica generale, una serie di promesse rivolte sia a Emmanuel Macron che a Marine Le Pen. Michel Barnier, nel suo discorso di politica generale, martedì 1 ottobre, all’Assemblea nazionale, ha voluto fare da tramite tra i diritti, recitando un atteso breviario. Non sorprende che il capo del governo abbia immediatamente annunciato un altro pacchetto di austerità per il Paese.

“Ridurre le spese significa rinunciare al denaro magico, tutto gratis”ha detto, spiegando che, a fronte del debito, due terzi del “Lo sforzo di ripresa verrà dalla riduzione della spesa”. E il restante terzo? Il Primo Ministro è stato più vago e più cauto, evocando a “impegno mirato, limitato nel tempo”per il “grandi aziende” e il “più fortunato”.

Poi, ha messo nella stessa borsa il “necessità” Di “lotta alla frode fiscale” et “frode sociale, mettendo in sicurezza le carte Vitale per evitare pagamenti indebiti di benefit”. Secondo la Corte dei conti, l’importo stimato delle frodi fiscali si avvicina ai 100 miliardi di euro, contro i 2,3 miliardi delle frodi previdenziali…

Sull’immigrazione, proposte sul modello della RN

Continuando il suo sguardo a destra senza dire una parola per il Nuovo Fronte Popolare – che, la sera del secondo turno delle elezioni legislative, contava il maggior numero di deputati eletti – Michel Barnier ha affrontato molto rapidamente la questione dell’immigrazione. “Due milioni e mezzo di visti sono stati concessi a cittadini stranieri, sono state registrate più di 150.000 richieste di asilo, sono stati emessi 100.000 obblighi di uscita dal territorio nazionale… Risultato: non controlliamo più la nostra politica migratoria”ha detto tra gli applausi dei parlamentari RN.

E per rispondere a queste cifre in agitazione, il capo del governo ha elencato proposte ricalcate sui desideri degli eredi di Jean-Marie Le Pen: facilitazione della detenzione degli stranieri in situazione irregolare per consentirne l’espulsione, limitazione dei visti e rafforzamento dei controlli alle frontiere dell’Unione Europea, in particolare lavorando per ottenere l’espansione dei poteri delle guardie di frontiera di Frontex a livello continentale.

Il suo ministro degli Interni, Bruno Retailleau, beveva già siero di latte, lui che ha ammesso, domenica 29 settembre, di pensare che “L’immigrazione non è un’opportunità”prima di riservarsi su un altro tema: la politica penale e di sicurezza che l’esecutivo intende perseguire.

Michel Barnier ha annunciato l’invio di forze di sicurezza più presenti sul territorio, la creazione massiccia di brigate di gendarmeria, l’apertura di ulteriori posti di detenzione e la riduzione dei tempi dei processi, “soprattutto minorenni” porre fine a “la scusa della minoranza”. “Proponiamo pene detentive brevi che vengano immediatamente eseguite”, ha insistito. “La fermezza è inseparabile dal rispetto dello Stato di diritto”ha concluso infine il Primo Ministro, contraddicendo questa volta il ministro degli Interni che, scandalosamente, lo ha annunciato questa settimana “lo Stato di diritto non è né immateriale né sacro”!

Educazione nazionale, “prima priorità”…molto vaga

Situato al centro di un asse che comprende il partito “Les Républicains”, di cui è membro, oltre a Macronie, Michel Barnier ha moltiplicato i segnali da entrambe le parti. In primo luogo, rassicurando le truppe del presidente sull’aspetto sociale: nonostante la fortissima presenza di ex membri del Manif pour tous nel governo o di parlamentari contrari alla costituzionalizzazione dell’aborto, “nessuna messa in discussione delle libertà conquistate nel corso degli anni” sull’aborto, sul matrimonio per tutti o sull’AMP “non sarà tollerato”ha insistito.

Poi, distribuendo alcune frecciate e sconfessioni nei confronti delle politiche guidate da Emmanuel Macron, essendo stato danneggiato l’eccessivo ricorso alla società di consulenza, “sistemazione ragionevole ed equa” riforma delle pensioni “di concerto con le parti sociali” sono stati promessi e che il ruolo del Parlamento (l’equilibrio dei poteri lo richiede) è stato difeso.

Ma Michel Barnier si distinse anche per commenti molto vaghi su temi essenziali. Se avesse qualificato il “debito ecologico” vero “Spada di Damocle”non ha annunciato nulla di veramente concreto. Peggio ancora, il suo – lodevole – desiderio di sostenere la costruzione di alloggi sarà, purtroppo, realizzato attraverso un passo indietro rispetto alle norme sull’“artificializzazione netta zero”. Ogni anno vengono sacrificati quasi 30.000 ettari di terreni agricoli e di ambienti naturali… Molto vago sulla questione dell’istruzione nazionale, che tuttavia pone come “prima priorità”il Primo Ministro è stato anche incostante riguardo al potere d’acquisto.

La sua lieve rivalutazione del salario minimo del 2%, annunciata per l’1È Novembre, costituisce solo un anticipo rispetto a quello automaticamente previsto per dicembre… Quanto alle promesse di accesso ai servizi pubblici, come mantenerle se ciò avviene riducendo la spesa pubblica? Michel Barnier, in un vicolo cieco, finì addirittura per menzionare il richiamo di badanti o insegnanti in pensione per colmare le carenze…

La RN vuole “dare una possibilità al prodotto”

Da notare, però, due risposte responsabili riguardo a Kanaky – Nuova Caledonia, con il rinvio delle elezioni provinciali “alla fine del 2025” et la sospensione del disegno di legge costituzionale per il disgelo del corpo elettorale, all’origine delle rivolte nell’arcipelago, che “non sarà sottoposto al Congresso”.

Ma, al di là di questo progresso reale, questo discorso apertamente ostile all’immigrazione, al progresso sociale, all’ecologia, ha attratto soprattutto la destra e preoccupato la sinistra. “Daremo una possibilità al prodotto”ha salutato anche la deputata RN Laure Lavalette, molto felice di vedere all’interno del governo un ministro dell’Interno che sembra essere “un portavoce della RN “. Marine Le Pen non ha nascosto la sua gioia, durante il suo intervento sul podio, di fronte agli appelli rivoltile dal Primo Ministro.

“Abbiamo potuto misurare il tuo senso di cortesiasalutò. È una qualità che ti onora, una qualità apprezzabile che tende a diventare più rara. » Una carezza presto cancellata da richieste rigorose: “Chiediamo di mettere all’ordine del giorno per il primo trimestre del 2025 una legge sull’immigrazione che incorpori almeno gli elementi censurati dal Consiglio costituzionale lo scorso gennaio”. Vale a dire: quote migratorie, fine dei diritti fondiari automatici, inasprimento dell’accesso alle prestazioni sociali per gli stranieri, inasprimento del ricongiungimento familiare… La Marina militare tiene il guinzaglio e lo sa…

“I repubblicani”, la famiglia politica del primo ministro, dal canto loro hanno mimato delle concessioni, Laurent Wauquiez ha comunicato che avrebbe potuto, gran principe, accettare aumenti delle tasse “temporaneo, eccezionale e giusto” in cambio “enorme risparmio”.

I macronisti, dal canto loro, hanno dato prova di circospezione non alzandosi per applaudire Michel Barnier. E non sorprende che la sinistra sia stata la più indignata per questa giornata, che avrebbe dovuto essere la loro, visto che il posto di primo ministro sarebbe dovuto andare a Lucie Castets. “Non avete alcuna legittimità per imporre la vostra politica di sventura. Stai strisciando davanti all’estrema destra, non devi fare altro che andartene! » ha affermato Mathilde Panot, presidente del gruppo FI.

“Questo governo resiste solo grazie alla tacita alleanza tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, la cui durata è limitata”, ha avvertito l’ecologista Cyrielle Chatelain. “Ma fino a che punto si spingerà? Michel Barnier avanza sulle spine, ma non so che zoccoli abbia”osservò il comunista André Chassaigne.

“Voi siete la continuazione del macronismo nella sua parte più di destra, più reazionaria e più esaltata! » ha infine accusato Boris Vallaud, leader del gruppo socialista. L’ennesima mutazione liberale e reazionaria che la sinistra intende fermare la prossima settimana votando all’unisono per censurare il governo. A differenza di Marine Le Pen e delle sue truppe.

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