Durante il discorso di passaggio di consegne di Bruno Retailleau a Place Beauvau, ero in diretta su CNews e l’ho trovato troppo banale, leggero. Parlare semplicemente di insicurezza, ordine ed esprimere sostegno alla polizia senza menzionare nemmeno una volta l’immigrazione – se non per dire che era necessario “controllare i confini” – non era all’altezza. Per anni, i ministri degli Interni hanno finto di essere risoluti, e credono di esserlo, presentandosi come semplici leader di un sindacato di polizia.
Una settimana dopo, tanto di cappello a Bruno Retailleau. Tra tutti i ministri dell’Interno dopo Charles Pasqua, è il primo a “dire i termini”. L’immigrazione non è un’opportunità ; l’accordo franco-algerino è squilibrato e bisogna pensare a rimetterlo in discussione; il referendum sull’immigrazione è auspicabile anche se i cittadini non sono mai stati consultati su questo grande tema che tuttavia trasforma la società francese; occorre ripristinare le doppie sanzioni; la procedura di asilo è stata sostanzialmente modificata; le nostre relazioni con i paesi africani sono state riviste per imporre la ripresa dell’immigrazione clandestina.
Invece di “migrante”, Bruno Retailleau preferisce parlare di “illegale”: as
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