Ci sono situazioni in cui sessanta secondi possono sembrare un’eternità. Come quando, con gli occhi fissi a terra, i volti seri e le mani giunte, diverse migliaia di persone si riuniscono in silenzio, in omaggio al “10 milioni di bambini non ancora nati in Francia”. Cinquant’anni dopo la sua depenalizzazione da parte della legge Velo e quasi un anno dopo la sua costituzionalizzazione, l’8 marzo 2024, gli oppositori del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) si sono riuniti questa domenica, 19 gennaio, sulla piazza del Trocadéro, nel 16° arrondissement di Parigi. “Questa cattiva legge ha permesso di aprire ampiamente gli argini della cultura della morte”, denunciava a questo proposito il comunicato stampa dell’organizzazione, che ne prevedeva un’edizione “molto speciale” della “Marcia per la Vita”.
Sull’enorme palco che dà le spalle alla Torre Eiffel, gli altoparlanti crepitanti sputano, come ogni anno dal 2005, i tradizionali cliché anti-aborto. “L’aborto è la prima causa di morte in Francia”, “abbiamo costituzionalizzato il diritto di uccidere il proprio figlio”, “sopprimiamo chi non vogliamo, questo mi ricorda un’epoca buia”, vitupera Maria Rachele Ruiu, presidente della marcia italiana anti-aborto, prima di invitare i presenti – di tutte le età e quasi esclusivamente bianchi – ad ascoltare due
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