Come esattamente dieci anni fa, martedì 7 gennaio Parigi si è svegliata con un sole splendente e una temperatura gelida. Congelata dal freddo invernale e dal ricordo degli attentati mortali del 7 gennaio 2015, il primo giorno di una settimana sanguinosa durante la quale diciassette persone sono state uccise dai terroristi islamici.
Una giornata di commemorazione dominata da un’atmosfera sicura e poco popolare, con il pubblico accuratamente tenuto distante dai diversi luoghi della cerimonia, tutti “improntato alla sobrietà, secondo la volontà delle famiglie” come spiegato dal municipio di Parigi.
Nello stesso momento in cui, dieci anni prima, i fratelli Kouachi, armati fino ai denti, si erano presentati nei locali dell’ Charlie Hebdoin cerca della loro preda, circa 150 persone – sopravvissuti della redazione, familiari delle vittime e personalità – si sono radunate davanti al numero 10 di rue Nicolas Appert, in 11e quartiere dove è avvenuto l’omicidio. Il luogo ora ospita una scuola di addestramento della polizia municipale.
Davanti al discreto ingresso qualche anno fa sono state installate delle rastrelliere per le biciclette, banalizzando ulteriormente la scena della carneficina. Una targa, affissa nel gennaio 2016 sulla facciata, rende omaggio alle undici vittime. Il nome di Simon Fieschi, il webmaster del settimanale satirico, gravemente ferito durante l’attentato e trovato morto il 17 ottobre 2024, è stato aggiunto di recente.
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