Inter-Milan Super Cup, Stefano Agresti’s comment in the Gazzetta

Inter-Milan Super Cup, Stefano Agresti’s comment in the Gazzetta
Inter-Milan Super Cup, Stefano Agresti’s comment in the Gazzetta
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Ci sono partite che valgono più di una vittoria, più di una coppa e anche di una Supercoppa. Ci sono partite che sono storia e fanno la storia. Come questo derby, che il Milan si è preso quando l’aveva già perso perché l’Inter – più forte, tredici punti di vantaggio in campionato, favoritissima – era avanti addirittura di due gol in inizio ripresa. Sembrava finita, la festa nerazzurra era pronta, c’era tutto per una grande serata interista: il ritorno al gol di Lautaro, il primo gol su azione di Taremi. Invece…

fiammata

Invece è entrato Leao e ha infiammato il Milan: da infortunato a eroe in quaranta minuti; quando gioca così, da fenomeno, può vincere le partite da solo, peccato che non succeda spesso. Sergio Conceiçao ha invece fatto emergere qualità caratteriali sconosciute nel gruppo rossonero, squadra da lui rilevata solo una settimana fa, le stesse che gli avevano permesso di ribaltare la semifinale contro la Juve. Invece Theo Hernandez, il campione perduto, è tornato improvvisamente a incidere: il gol che ha riaperto la partita, l’assist a Pulisic, la cattiveria agonistica che lo aveva reso uno dei migliori terzini d’Europa. E così, tra chissà quanti anni, si parlerà ancora di questo derby: vi ricordate quella volta di Riad, quando il Milan era sotto due a zero?

concezione

L’effetto che Conceiçao ha avuto sul Milan è incredibile. Non ha stravolto la squadra dal punto di vista tattico, anche perché non ha avuto tempo; infatti contro la Juve ha provato proprio a cambiarlo nella prima parte della partita passando al 4-3-3, ma è subito tornato indietro perché non funzionava. Tuttavia, ha cambiato l’idea del gruppo, che ha mostrato una caparbietà, un coraggio, una tenacia e un’unità che non avevamo mai visto. Doti che hanno permesso ai rossoneri di recuperare un gol in semifinale e due in finale contro avversari che sembravano padroni del campo e della partita. Certo, questo è solo l’inizio e non può bastare: quando sei il Milan, una coppa – anche se si tratta del cinquantesimo trofeo della storia del club, la prima dell’era Cardinale – non basta per dare soddisfazioni. Ma è un bellissimo inizio, che permette ai rossoneri di guardare con fiducia alla difficile rincorsa al campionato e al proseguimento del cammino in Champions League. Di Leao e Theo dicevamo: quando sono questi il ​​Milan è un’altra cosa, qualcosa di diverso. Ma non bisogna dimenticare la forza degli altri giocatori rossoneri: la classe di Pulisic, il preziosissimo inserimento di Fofana, e poi Maignan, Reijnders. Insomma: la squadra milanista non è la migliore possibile e, nonostante la vittoria in Supercoppa, non è certo superiore a quella dell’Inter, ma ha comunque qualità e campioni.

rottura

La sconfitta dell’Inter merita una riflessione. Tante volte abbiamo celebrato la capacità dei nerazzurri di essere una grande squadra anche quando non giocano bene; più volte abbiamo sottolineato il merito di vincere partite non proprio perfette. A Riad è successa esattamente la stessa cosa, perché il Milan ha tenuto testa all’Inter per tutto il primo tempo ma in avvio di ripresa il risultato è sbilanciato a favore della squadra di Inzaghi: due a zero. Poi qualcosa si è rotto e la situazione, sorprendentemente, è peggiorata. È vero che è mancato Thuram e poi si è infortunato Calhanoglu, ma la rosa nerazzurra è troppo ricca per risentire fino a questo punto di due assenze (peraltro ha segnato anche Taremi, il sostituto del francese). E non bastano a giustificare una simile sconfitta. Era presunzione? Non avevamo quella sensazione. Adesso è importante che l’Inter tolga la delusione e riparta subito: il primo obiettivo è fallito, ma ne restano altri quattro in stagione. Anche se non sarà facile dimenticare questa storica vittoria del Milan.

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