Conceicao, lo chiamavano Mr. Comeback

Conceicao, lo chiamavano Mr. Comeback
Conceicao, lo chiamavano Mr. Comeback
-

In Portogallo lo chiameranno mister”inversione di tendenza”, da noi signor ritorno. Può succedere una volta, anche se fosse la prima volta, fare due gol alla Juve partendo da un gol sotto è possibile, la Juve è una squadra povera internamente, ma farne tre all’Inter partendo da due gol sotto, è vero. è un affare, La prima impresa italiana di Sergio Conceiçao. Che ha vinto la Supercoppa e ha trasformato la squadra recuperando al massimo livello due giocatori fondamentali, Theo Hernandez (gol su punizione e assist) e Rafa Leao, entrato in questa finale con la furia di un ciclone, travolgendo tutto e tutti.

La partita si apre felicemente nella ripresa, quando l’Inter segna 2-0 e forse pensa di avere già in tasca la nona Supercoppa, la quarta consecutiva. Fu a quel punto che il portoghese Conceiçao manda in campo il portoghese Leao e riprende il match. La Supercoppa che va a Milano porta una nuova aria nel calcio italiano. Ci parla di un’Inter che si può fermare e di un suo grande rivale in crescita, almeno per carattere, morale, autorevolezza e fiducia. E’ davvero una squadra in rimonta, sanno di aver perso troppo tempo e ora vogliono rifarsi. Aveva bisogno di una partita così (anzi, due tempi così, il secondo sia contro Juve che contro Inter) per credere nuovamente in se stessa. Ne vedremo la prova in campionato.

Questa sfida è iniziata in sordina. I derby non si giocano, si vincono, come le finali. Tutti lo hanno ripetuto così tante volte alla vigilia che Inter e Milan lo hanno preso alla lettera per quasi tutto il primo tempo. Nel freddo stadio arabo (freddo in tutti i sensi: figuratevi come sarebbe stato questo Supercoppa/finale/derby nella sua casa naturale, San Siro), il pensiero dominante delle due squadre è stato quello di non stupirsi. In ogni caso, il Milan in questi giorni a Conceiçao ha fatto chiarezza anche in quel primo tempo di aver innalzato il proprio livello di autorità. Il nuovo allenatore pensava soprattutto all’Inter e per questo aveva diviso Jimenez, quinto difensore a destra quando la palla era nerazzurra, seconda punta accanto a Morata quando la palla era rossonera. L’Inter aveva inizialmente provato con i cambi di gioco, ma ha trovato notevoli e inaspettate difficoltà nel costruire la consueta manovra. La conseguenza dei due atteggiamenti attenti è stata una sola vera occasione per ciascuna squadra nei primi 45′. Ma al 46esimo minuto, nell’ultimo secondo di recupero, Il Milan ha subito un gol che avrà mandato su tutte le furie Conceiçaoun gol nato da una palla restituita velocissima di mano da Dimarco dopo un passaggio sbagliato di Jimenez, la difesa rossonera non c’era, solo Tomori e Thiaw contro tre interisti, Mkhitaryan ha guidato, Taremi ha concluso, Lautaro Martinez ha segnato. Subire un gol così, in una finale che non giochi ma vinci, ti fa impazzire. Quasi come in occasione del 2-0, quando bastò un tiro di De Vrij per sfondare la difesa rossonera, anch’essa messa male in quella situazione, e permettere a Taremi di segnare un bellissimo gol.

Se alla fine del primo tempo ci venisse in mente il derby del giorno prima, quello dell’Olimpico, che per intrattenere, intensità, ritmo, vero spirito competitivo (forse anche troppo) è stato preferito di gran lunga a Riad, nella ripresa è cambiata tutta la scena. Gran calcio, una serie infinita di occasioni qua e là, Milan che ha chiuso (e vinto) con Pulisic, Morata, Abraham e Leao, quattro attaccanti veri. Il signor reviravolta è partito alla grande.

-

PREV “Molte persone in Canada AMANO essere il 51° Stato”
NEXT Anche Mayane-Sarah El Baze del film “A Little Something Extra” si unisce al cast della stagione 14