Il nuovo Milan si mangia l’Inter
(Paolo Tomaselli, sent to Riyadh) E un derby da mille e una notte. E la notte extra è quella di Milanoche fa a andata e ritorno dall’inferno e vince la Supercoppaa nove anni dall’ultima volta, trofeo d’addio dell’era Berlusconi. Non bastano L’Inter era avanti di due golcosì come non bastava un gol alla Juve in semifinale: più che un esordio da diavolo, Sergio Conceiçao si traveste da diavolo e con cuore, coraggio e idee chiare e acute Inzaghi si ribalta al 93′ con il gol di Abraham che completa la rimonta perfetta e regala a Red Bird e Gerry Cardinale il loro primo successo e a Milano il cinquantesimo trofeo.
Quello delottava Supercoppa rossonera è una notte da perdere il fiato. UN spot pubblicitari senza soluzione di continuità per il nostro calcioterra di incertezze e colpi di scena: L’Inter fallisce la storica partita di poker consecutiva e ora dovrà evitare il contraccolponon solo per la sconfitta in sé, ma per come è maturato dopo i due gol all’intervallo, di Lautaro e Taremi, che manderebbero fuori chiunque ma non per questo Milan, che legittima la vittoria non solo con la rimonta nato da una punizione di Theo e da una girata di Pulisic, ma anche con a primo tempo in cui dà un’immagine migliore: rispetto all’Inter ma soprattutto rispetto alla versione di Fonsechi.
Parte il nuovo Milan basso, compatto, attento alle fasce e capace di portare sabbia negli ingranaggi dell’Inter. Calhanoglu non sta bene e dopo mezz’ora sventola bandiera bianca. Inzaghi è nervoso, fiuta il pericolo: Reijnders però spreca l’occasione migliore davanti a Sommer. I rossoneri non si fermano, con Fofana davanti alla difesa si sentono sicuri e riescono ad avvicinarsi all’area.
L’Inter, a parte un gol sprecato da Taremi, ha faticato a costruire e ha accettato la sofferenza, con lucidità: Bastoni conclude alla grande su Jimenez e l’oasi dell’intervallo sembra a un passo. Ma prima il miraggio diventa realtà: Dimarco innesca Mkhitaryan che da destra serve al centro Taremi, lesto a servire sulla sinistra Lautaro, che rientra e con una finta atterra Thiaw e Theo, colpendo Maignan con un tiro di mancino sul suo palo.
L’Inter Non è molto convincente ma parte da un vantaggio che psicologicamente vale doppio. E all’inizio del secondo tempo, il Il tiro a biliardo di Taremi che si invola verso la porta grazie al lancio di De Vrij, potrebbe sembrare la mazzata finale per il Milan. Ma Conceiçao ha i geni di Mourinho e Simeone, sa restare attaccato al gioco: L’arrivo di Leao rigenera il Milan e il gol che cambia tutto arriva da una punizione guadagnata da Rafa: l’Inter protesta perché l’azione parte da Morata che ruba palla ad Asllani con un contatto discutibile. L’esecuzione di Hernandez, resa velenosa dal velo di Lautaro, sorprende Sommer chiaramente e insinua ulteriori dubbi nell’Inter.
A questo punto il gioco entra in una dimensione onirica, con continui colpi di scena: Bastoni si sacrifica e salva su Reijnders a porta vuotaSommer salva su Morata, Taremi non concede il bis, Il colpo di testa di Augusto colpisce il palo.
Il Milan è sbilanciato, ma Leao è traboccante e pesca Theoche crossa da sinistra nel cuore dell’area: Augusto e Bastoni sono in ritardo e Il turno di Pulisic è quello del 2-2. Istituire sanzioni è inutile, perché prima l’Inter sfiora il 3-2, ma il Dumfries si fa bloccare da Maignan. E poi c’è ancora tempo per Milano, per la sua fame e la sua sfrontatezza. Di nuovo a destra Pulisic colpisce al tiro, gran giocata di Leao che anticipa Bisseck e allunga per Abrahamchi non sbaglia a due passi.
È la notte dei rimpianti dell’Inter e della nascita di un nuovo Milan. Dall’Arabia con furia.