Biglietto. Il giorno in cui ci siamo resi conto che eravamo tanti

Biglietto. Il giorno in cui ci siamo resi conto che eravamo tanti
Biglietto. Il giorno in cui ci siamo resi conto che eravamo tanti
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Non abbiamo mai potuto contare in Francia. Raccontare, sì, che si tratti di Storia o anche di storie, ma contare, no, non è mai stato il nostro genere, almeno non a scuola. Le classifiche mondiali o europee ci danno addirittura, ogni anno, il berretto da somaro, o quasi, per la matematica. E con il passare degli anni non migliora davvero.

C’è stato un giorno, però, non molto tempo fa, in cui non avevamo bisogno di contare per capire che eravamo in tanti. Molto numerosi. Come se il Paese intero avesse deciso di scendere in piazza. Era 10 anni fa, l’11 gennaio 2015, pochi giorni dopo gli attentati di Charlie Hebdo da Montrouge e Hyper Cacher, una Francia unita è venuta a rendere omaggio alle 17 vittime.

Minuti di silenzio, cortei enormi, in tutte le città, per marciare sotto un cartello Sono Charlie o dietro uno striscione contro l’antisemitismo. Non avevamo bisogno di contare quel giorno, ma ci interrogavamo comunque sui ricordi da raccontare: “Non l’abbiamo mai visto”. A Valence, a Privas, ad Annecy, a Chambéry, a Gap, ad Avignone e a Grenoble dove l’imponente corteo cancellò la massiccia manifestazione contro Jean-Marie Le Pen nel 2002. Grenoble dove siamo addirittura tornati al 1944 e alla Liberazione da ricordare un tale incontro.

Sono passati dieci anni, già dieci anni. E una domanda: cosa ne resta oggi? Perché se domani dovessimo scendere in piazza per difendere la libertà di espressione, quanti saremmo? E dovremmo contarci per sapere se siamo davvero in tanti…

Francia

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