2015-2025, 10 anni del 7 gennaio
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Giornalisti, designer, registi, avvocati e perfino capi della sicurezza ricordano i pochi giorni trascorsi tra l’attentato e la pubblicazione del “numero dei sopravvissuti”. Uno sguardo alla convivenza tra due redazioni legate storicamente.
Liberazione accoglie con favore la scrittura di Charlie Hebdo. Tra i due giornali i legami sono storici e molteplici, professionali e amichevoli. Subito dopo l’attentato, i nostri emblematici locali in rue Béranger (3° arrondissement), il “liner”, come veniva chiamato, sono diventati la zattera di sopravvissuti e l’epicentro mediatico di ciò che stava accadendo durante quella tragica settimana. Ognuno attore e spettatore di questo momento straordinario. Abbiamo intervistato alcuni testimoni chiave di quelle ore “intenso” et “atroce” (parole ricorrenti). E se molti parlano di a “grande nebbia”i ricordi di alcuni riempiono gli spazi vuoti di altri e tessono una storia collettiva. Al punto che due dei “Charlies” del “numero dei sopravvissuti”, Coco e Laurent Léger, si sono uniti Libe.
Willy Le Devin, giornalista ha Libe (1) : A quel tempo frequentavo i liberi professionisti vicini Charlie. A fine dicembre, al termine di una serata, ho accompagnato Charb a casa in macchina. Lo metto giù alla stazione Arts et Métiers, vuole passeggiare un po’. Ciò non è molto coerente con le istruzioni di sicurezza. Lo vaglio: “Non farti uccidere, altrimenti avrò problemi!” Lo fa ridere…
Johan Hufnagel, vicedirettore dell’ Libe: Gennaio 2015 è già un momento triste in realtà. Un editoriale sanguinante [une centaine de départs, ndlr], anziani che
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