negli archivi delle lettere inviate alla redazione dopo l’attentato del 7 gennaio 2015

negli archivi delle lettere inviate alla redazione dopo l’attentato del 7 gennaio 2015
negli archivi delle lettere inviate alla redazione dopo l’attentato del 7 gennaio 2015
-

La lettera è firmata solo con un nome: Dominique. Il lettore non avrà più informazioni su questa donna che si immerge nei suoi ricordi, in una bella giornata degli anni ’70. Questo mercoledì, come ogni altro mercoledì, Dominique va in edicola a comprarla Charlie Hebdo. Problema: è rimasta solo una copia e anche un uomo la vuole. Quindi lo comprano insieme, condividono un caffè e leggono.

Tre anni dopo nacque la loro figlia Charly, poi il loro figlio, che vollero chiamare Hebdo – alla fine sarebbe stato Hugo. 7 gennaio 2015, data dell’attacco terroristico contro Charlie HebdoIl marito di Dominique avrebbe avuto 60 anni, se il cancro non lo avesse portato via nel 2012. Come compagni in cielo, “gli offri un abito pieno dei suoi idoli”scherza Dominique in questa lettera inviata alla redazione del giornale satirico, poco dopo l’attentato. E poi il tono si fa più pesante. “Per favore continuate, per quelli che se ne sono andati, per Charly e Hugo, per i miei nipoti, che credano sempre nella libertà e anche un po’ per me”, conclude.

Lettere come questa, la scrittura di Charlie Hebdo ne hanno ricevute decine di migliaia dopo il 7 gennaio 2015. Tra 56.000 e 70.000 secondo le stime delle équipe del giornale. Dieci anni dopo, gran parte di questo “fondo Charlie”, raccolto fino a febbraio 2018, è conservato in 146 scatole grigie allineate sugli scaffali di una cella frigorifera degli Archivi di Parigi, meglio in grado di preservare questo fondo documentario rispetto ai locali di il settimanale.

Ti resta l’87,46% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.

Francia

-

PREV Il co-creatore di “Shōgun” definisce “folle” la vittoria di una serie televisiva ai Golden Globes 2025
NEXT Dopo un 2024 difficile, Michael van Gerwen sembra rinascere ai Mondiali di freccette: “Il re è tornato”