“Ero convinto che stavo per morire”, ricorda Michel Catalano, il tipografo ostaggio dei fratelli Kouachi

“Ero convinto che stavo per morire”, ricorda Michel Catalano, il tipografo ostaggio dei fratelli Kouachi
“Ero convinto che stavo per morire”, ricorda Michel Catalano, il tipografo ostaggio dei fratelli Kouachi
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Dieci anni dopo l’attentato a Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015, Michele Catalanoil tipografo tenuto in ostaggio a Dammartin-en-Goële, nella Senna e Marna, dagli assassini di Charlie Hebdo, Chérif e Saïd Kouachi, combatte ancora per superare il trauma. Ospite di RTL questo lunedì 6 gennaio, pubblica un libro, La stampante Dammartin“andare avanti”.

“Sto migliorando, ma è ancora difficile, soprattutto in questi periodi. Non possiamo dimenticare, è radicato in me. Ci penso almeno una volta al giorno. La maggior parte delle volte ho qualcosa che mi riporta a questo, come un rumore, un attacco, un fastidio… È come una cicatrice. Quando lo premi fa ancora male”, confida Michel Catalano.

Mentre stava bevendo un caffè con Lilian, una sua dipendente, sono arrivati ​​i due terroristi nel parcheggio della sua aziendadue giorni dopo uccise dodici persone nei locali del giornale satirico, vestite interamente di nero. Dice di aver creduto prima “che fossero gendarmi”, prima di capire, “molto rapidamente”, quando ha visto “il lanciarazzi che avevano tra le mani”.

“Ho fatto di tutto perché non si arrabbiassero”

Prima di affrontare i due individui, Michel Catalano ha spinto Lilian a nascondersi. “Mi ha permesso di concentrarmi su questo compito che avevo, di fare tutto affinché ne uscisse vivo. Mi ha dato la forza necessaria conversare con loro. Ho fatto di tutto perché non si arrabbiassero. Ero convinto che stavo per morire“, racconta a RTL.

Una volta effettuato l’assalto e uccisi i fratelli Kouachi da una squadra del GIGN, Lilian e Michel Catalano vengono salvati. E poi c’è il “dopo”, e in particolare “la battaglia con gli assicuratori”. “Al mio primo incontro con l’esperto, mi è stato detto che, poiché non stavo assumendo farmaci ed ero tornata al lavoro, era che andava tutto bene“, si rammarica il tipografo 57enne.

Un viaggio lungo e difficile, superato grazie alla moglie, ai figli e agli amici, senza i quali “non sarebbe mai arrivato”.

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