Nel parcheggio della tipografia di Michel Catalano, a Dammartin-en-Goële (Seine-et-Marne), il balletto dei dipendenti e dei camion per le consegne si svolge tranquillamente. Negli uffici un albero testimonia ancora i festeggiamenti di fine anno. Niente mostra cosa sia successo qui il 9 gennaio 2015, due giorni dopo la strage di Charlie Hebdo.
Niente, tranne le due auto d’epoca crivellate di proiettili in fondo al campo, e questi ricordi che Michel Catalano conserva ancora come una cicatrice. “Ho tenuto queste due auto e un telaio con un foro di proiettile. Ne ho bisogno, mi aiuta. Mi ricorda che questo giorno esisteva. Un giorno, forse, me ne libererò, ma per ora ne ho ancora bisogno.
“Rialzati dove sono caduto”
Dieci anni dopo la presa in ostaggio da parte dei fratelli Kouachi, cerca di ricostruirsi, proprio come ha ricostruito la sua tipografia. Trattenuto per quasi un’ora dai due terroristi, ha tentato di tutto per salvare il collega, che è stato poi nascosto sotto un lavandino. Entrambi gli uomini furono salvati.
Nell’assalto, durante il quale i terroristi furono infine uccisi dal GIGN, parte della tipografia fu distrutta. Michel Catalano allora ebbe una sola idea, ricostruire la sua tipografia per “poter rialzarmi da dove ero caduto”.
Nel 2016 riesce a rilanciare la sua attività, grazie al sostegno dei suoi cari, raccogliendo donazioni su internet e risarcimenti da parte dello Stato e delle compagnie assicurative. Dieci anni dopo, ha deciso di farne un libro.
Una storia che ha accettato di condividere con noi nel video all’inizio di questo articolo.
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