PPer chi ricorda i principi del governo parlamentare, la caduta del governo Barnier non è né una sorpresa né un incidente. Era addirittura del tutto prevedibile fin dalla formazione di questo ministero. Non era stato portato al fonte battesimale con grandi vantaggi: la sua composizione riuniva partiti elettoralmente deboli e ideologicamente eterogenei. Non ha goduto di una maggioranza decisa a sostenerlo nell'Assemblea nazionale, nemmeno attraverso un semplice accordo « non-censure ».
Un tale governo era quindi esposto a tutte le avversità. Si unirono per condurlo alla rovina, attraverso una mozione di censura che coagulava due opposizioni reciprocamente ostili: da un lato, il Raggruppamento Nazionale (RN) (e i suoi alleati); dall'altra tutta la sinistra. Le maggioranze occasionali emerse durante questi quattro mesi, che hanno permesso di approvare alcuni provvedimenti legislativi, non sono bastate a scongiurare questo pericolo, né sono bastati gli sforzi del Primo Ministro per placare, con questa o quella concessione o gesto diplomatico, il malcontento dei il capo della Marina Militare.
Non c'era quindi motivo di credere nelle possibilità del paziente, purché fosse chiaro che la sua sopravvivenza dipendeva solo dall'Assemblea nazionale. Secondo la logica parlamentare imposta dalla nostra Costituzione, è lei sola a decidere le sorti del governo. Non c'è bisogno di essere un mago o un'intelligenza artificiale per prevedere cosa sarebbe successo.
Va detto che è un'equazione molto curiosa quella che sembra aver governato la nascita di questo governo, nonostante il tradizionale decoro. Il sostegno presidenziale, concesso dopo una lunga procrastinazione, somigliava alla famosa corda che sorreggeva l’impiccato. Se il Presidente si è concesso un diritto di revisione sulla composizione del governo, è rimasto, volontariamente o soprattutto con la forza, lontano dalla decisione politica stessa, che il signor Barnier ha giustamente dichiarato non una questione di competenza. “solo lui”. Allo stesso tempo, il suo sostegno parlamentare, o ciò che ne ha preso il posto – e che rimarrà sotto il nome, un po’ ironicamente, di “blocco centrale” – è stato costantemente intaccato dalle ambizioni personali e dall’assenza di cemento ideologico.
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