Novantanove giorni dopo il Parma torna a sentire la freschezza dell’aria di casa e festeggia i tre punti davanti ai propri tifosi. 3-1 alla Lazio. Non succedeva dal 24 agosto, dalla sfida contro il Milan. Un’altra grande cade al Tardini, sotto i colpi di una banda di ragazzini che si confermano terribili quando di fronte hanno le prime della classe. Man (6’) e Anas (53′) mandano in orbita i crociati, bravi a resistere e a difendersi con ordine anche dopo aver subito il 2-1 di Castellanos (80′). La corsa solitaria di Delprato al 90′ è quella di tutto lo stadio che spinge il capitano a segnare il gol numero tre (del Parma e del suo campionato). Enrico è il simbolo di una squadra capace di lottare, di stringere i denti e di gioire alla fine, quando raccoglie con merito l’ovazione di uno stadio che si libera e sprigiona il suo entusiasmo al triplice fischio. Undicesimo posto per la banda Pecchia, zona rossa lontana. Vittoria benedetta anche da Krause che twitta un Forza Parma perentorio, seguito dai due cuoricini. Mentre suona forte L’amour toujours di Gigi D’Agostino e il Tardini si svuota.
La partita entra subito nel vivo: passano 120 secondi, Rovella recupera un pallone nella sua metà campo e avvia il contropiede che lo porta a concludere l’azione con un tiro che batte Suzuki. Esulta Baroni, pur essendosi accorto che Anas è stato maltrattato oltre il regolamento proprio da Rovella sotto i suoi occhi. Il Var richiama Zufferli che dopo una revisione al monitor annulla. Neanche il tempo di rimettersi a posto che proprio Rovella perde un pallone in fase di impostazione e spalanca la strada del vantaggio a Man. Quarto gol del rumeno, tutti firmati al Tardini che diventa una bolgia perché il settore ospiti è praticamente tutto esaurito. Pecchia ha scelto la linea verdissima: Leoni (2006) e Anas (2005) in campo dal primo minuto. Il tunisino agisce dietro la punta e dà una mano in fase di raccordo equilibrando, senza palla, il 4-4-2 di Pecchia. La squadra di Baroni non è la stessa di sempre, il viaggio a Razgard per la sfida al Ludogorets pesa e il Parma tiene bene le distanze. Alterna fasi di attese e pressing con l’intento di riconquistare il possesso e verticalizzare immediatamente scatenando la corsa di Man e Cancellieri, particolarmente ispirato.
La Lazio cerca di sorprendere Pecchia con i cambi di gioco e va a pescare Isaksen, spina nel fianco di Valeri. Da lì partono le azioni più pericolose della squadra di Baroni, che ha una buona reazione e costringe il Parma a difendersi. Ma sempre con ordine. Leoni e Balogh rischiano poco, il primo sembra giochi a calcio da una vita ma non ha ancora la patente. Il secondo salva sulla linea (26’) un colpo di testa di Castellanos. Pochi rischi ok, ma anche poche ripartenza. Un paio le spreca Sohm con qualche scelta sbagliata. Poi la Lazio riprende a macinare gioco, seppure in maniera lenta e masticata e il Parma è costretto a serrare le linee. Al tramonto del primo tempo Pecchia trema due volte. Una, quando Isaksen a colpo sicuro indirizza in porta un cross di Zaccagni dopo un’uscita così così di Suzuki: Valeri gli salva la pelle. Un’altra al 44’, quando Zaccagni e Mandela vengono a contatto. Per Zufferli è rigore, per il Var (Paterna di Teramo) no. Decisione invertita, fallo di Zaccagni. Decisione che provoca nervosismo nella squadra di Baroni. Man con un contrasto legale ma vigoroso ci mette un po’ di pepe e si crea il classico capannello che l’arbitro seda con due gialli. Uno per Gila, uno per Bonny che resta negli spogliatoi. Pecchia sceglie Charpentier ed Estevez (per l’altro ammonito, Mandela Keita). E il generale ci mette 9’ per entrare in partita. Decisivo nell’azione del pressing che genera il capolavoro di Anas. Un arcobaleno che sorprende Provedel al minuto 53’. Un lampo che abbaglia il Tardini e lo fa esplodere di gioia. Una carezza al pallone, un pugno per la Lazio che cade fragorosamente sotto i colpi della banda Pecchia. Un attimo prima, Suzuki si era immolato su Romagnoli. Non è giornata per la Lazio, stoppata ancora dal portiere giapponese che dice no a Zaccagni e Tchaouna, due volte. Sembra stregata per i biancocelesti la porta di Suzuki, serve un malinteso per rimettere in partita gli ospiti. Il 2-1 è di Castellanos, apparecchiato dal pasticcio crociato. Ma nel momento di massima spinta per la Lazio, arriva il contropiede cominciato e chiuso da Delprato e rifinito da un ottimo Charpentier. Il 3-1 è una pietra tombale sul match che ha visto protagonista la squadra di Pecchia, brava e tenace a resistere. Vittoria meritata e balzo in avanti in classifica.
Senegal