Il celebre gruppo francese di rock alternativo ed elettronico Shaka Ponk annuncia il suo scioglimento. Un approccio ecologico alla tutela del pianeta giustifica la fine improvvisa di una brillante carriera.
Shaka Ponk. Il nome del gruppo annuncia qualcosa di pesante. Vernice di guerra sul viso, tatuaggi fino alle orecchie, il visual conferma la ferocia promessa. C'è ribellione nell'aria. Dopo vent'anni di successi con un pubblico altrettanto entusiasta, Shaka Ponk getta la spugna. Troppe energie spese durante i concerti, troppi spettatori che arrivano in macchina da campagne lontane, poche pale eoliche per alimentare il barnum del palco. Questa dissolutezza dei mezzi non poteva più continuare. Il gruppo corre sull'altare del pianeta. Un ultimo brutto colpo per il clima, il 30 novembre, all'Accor Arena della capitale, e poi più nulla.
La decisione di porre fine a questa grande carriera è stata oggetto di un “ tensione complessa, psicologica ed emotiva », spiega uno dei membri. Riuniti davanti TV BFMil gruppo ha dovuto affrontare i fatti. Erano dannosi. “ Ad un certo punto, è complicato dire alle persone di rispettare il pianeta quando si ha un'attività professionale che inquina. » Le alte autorità dei partiti verdi hanno accolto con favore questa cessazione delle ostilità musicali.
L’era degli Apache eco-responsabili è arrivata
Altri artisti potrebbero unirsi al movimento. Francis Cabrel non si è ancora pronunciato, si chiede Jean-Louis Aubert. Cantare a capella accompagnato da una ghironda avrebbe l'effetto migliore in caso di maltempo. Nuove formule per spettacoli eco-responsabili saranno proposte davanti a una giuria presieduta da Sandrine Rousseau. Sono allo studio amplificatori alimentati a legna e proiettori a cera d'api.
In attesa di questo progresso tecnologico, gli insorti di Shaka Ponk si uniranno alla lotta sul campo. “ Dobbiamo posare la chitarra e cercare di aiutare i vigili del fuoco. È diventato più urgente », precisa il Geronimo del clan. È stato inaugurato un collettivo chiamato “The Freak”. Ancora uno. Questo riunisce artisti (iper)preoccupati e varie personalità (mega)impegnate. Mai la formula geniale di Philippe Muray” gli ammutinati di Panurgo » non è mai stato così perfettamente illustrato. Il seguace del discorso globalista oggi si vede come un pirata dei Caraibi, o addirittura uscito da una tribù indiana oppressa, come testimonia una delle foto del gruppo. L'adesione al conformismo mediatico prevalente si nasconde sotto le trappole di un marginale pronto a morire in combattimento. SÌ ! Non esiteranno ad accompagnare Emmanuel Macron alla COP34! Sempre valorosi, con le spade sguainate, baceranno Ursula von der Leyen. I loro ammiratori tremano, François Bayrou teme il peggio. Arriveranno al tatuaggio di Christophe Barbier?
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