“Muschio cittadino” (Rivista del tempo), “Pianeta Elon” (Lo spettatore), “Il disgregatore in capo” (L'economista), “L'altro vincitore” (Internazionale), … Dall'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, il 5 novembre, la stampa estera ce l'ha solo con Elon Musk, il boss di X, Tesla e Space X, l'uomo più ricco del mondo (e da lontano ), che sogna di andare alla conquista di Marte e che, per riuscirci, tra l'altro, ha largamente contribuito a eleggere il suo nuovo migliore amico, il miliardario repubblicano di Mar-a-Lago, residenza nella quale ora entra.
“In quasi tutti gli incontri che Donald Trump ha tenuto negli ultimi giorni nella sua Mar-a-Lago, in Florida, Estate è un uomo che non ha mai vinto un’elezione, che non ha mai ricoperto una carica pubblica e che, fino a pochi mesi fa, non mantenere stretti rapporti con l’ex – e ora futuro – presidenteha scritto di recente Il New York Times in un articolo tradotto sul nostro sito. Quest’uomo è Elon Musk… È senza dubbio diventato il privato cittadino più potente degli Stati Uniti”.
A metà novembre, il nuovo presidente eletto non ha esitato a proporlo alla guida di un ministero dell'efficienza governativa. Ma la sua influenza va ben oltre. E, soprattutto, non si tratta più solo di lui. Si tratta di una vera e propria oligarchia tecnologica, per usare i termini della stampa americana, quella che si appresta a prendere il potere negli Stati Uniti. È questo movimento fondamentale che abbiamo scelto di decifrare questa settimana.
Per comprendere appieno in che modo questa oligarchia in stile americano differisce da “con la variante post-sovietica”, è necessario leggere l'articolo di L'Atlantico all'apertura del nostro file. Scritto pochi giorni prima delle elezioni, annuncia già tutto ciò che sta accadendo e analizza ciò che sta alla base del riavvicinamento tra i miliardari della Big Tech e Donald Trump: “Quello che vogliono, suona l'allarme Franklin Foer, è approfittare dei loro rapporti con lo Stato per, in definitiva, soppiantarlo. Vogliono prendere il controllo dei programmi e dei sistemi che finora sono stati appannaggio dello Stato. La loro alleanza con Trump è, in realtà, una presa di potere”.
In altre parole, non si tratta semplicemente di un’alleanza economica volta a rendere la vita più facile alle loro imprese. Si tratta di modificare le regole (anche abrogandole il più delle volte), che riguardino l’intelligenza artificiale, le criptovalute o anche l’esplorazione spaziale. Con rischi sicuramente mai visti prima in termini di conflitto di interessi.
Corruzione, concentrazione del potere… Franklin Foer elenca il lungo elenco dei potenziali abusi di questa oligarchia emergente. Basta tenere a mente alcuni dati che già riflettono la dipendenza dell’amministrazione americana dalle imprese della Silicon Valley: nel 2023 Elon Musk ha stabilito “quasi 100 contratti diversi con 17 agenzie federali” per un importo di “3 miliardi di dollari”. Negli ultimi dieci anni, SpaceX e, in misura minore, Tesla hanno fatto affari con il governo federale per almeno 15,4 miliardi di dollari.
Immagina la suite. “I miliardari che entreranno al governo avranno un controllo quasi incontrastato sui settori economici strategici”denuncia L'Atlantico, che prevede un secondo mandato per Trump segnato dal ritorno dei rapporti transazionali, l’hobby di Trump. Il rischio con questo metodo? È che lei “mano nella mano con individui spinti dalla lusinga del guadagno, ma anche dal fervore messianico”.
L'Atlantico non è l’unica rivista a preoccuparsi delle ambizioni dei miliardari della Silicon Valley. In Germania, il Giornale della Germania meridionale mette in guardia contro questi esempi di a “capitalismo estremo” :
“La rielezione di Trump è soprattutto, per un numero significativo di grandi nomi della tecnologia, una conferma della propria visione del mondo”.
Il settimanale tedesco Il tempo racconta, dal canto suo, come Peter Thiel, il fondatore di PayPal, abbia scommesso di investire in JD Vance, il vicepresidente di Donald Trump, di cui era mentore. E ancora una volta non è solo una questione di soldi. “Per Vance, Thiel è più di un semplice finanziatore, spiega Heike Buchter. Una volta disse del suo mentore: “Quando voglio scambiare idee con qualcuno competente e accattivante, è lui che chiamo.” Agghiacciante.