Recensione “Pane e rose”: una testimonianza di resilienza e sfida

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Quando i talebani hanno ripreso il controllo di Kabul nell’agosto 2021, l’Afghanistan è precipitato in una nuova era di paura e repressione. Per le donne di tutto il Paese, questo momento ha segnato la brusca cancellazione dei diritti conquistati con fatica: la libertà di lavorare, studiare e vivere in modo indipendente è svanita quasi da un giorno all’altro. Pane e rose, Il documentario profondamente intimo di Sahra Mani non si limita a raccontare questo cambiamento sismico; dà voce a coloro che sono messi a tacere. Attraverso l’obiettivo di tre donne afghane, Mani crea un ritratto straziante ma pieno di speranza di resilienza, trasformando le lotte personali in una più ampia testimonianza di coraggio e sfida.

La narrazione di Mani è sorprendentemente personale e si concentra sugli individui coinvolti nel fuoco incrociato dei disordini politici. Incontriamo Zahra, una dentista diventata attivista; Taranom, una giovane donna costretta a lasciare la sua terra natale; e Sharifa, un’ex impiegata governativa alle prese con i vincoli imposti alla sua vita. Ognuna delle loro storie si svolge come i fili di un arazzo, intrecciando una più ampia narrativa di resistenza. Queste donne, su percorsi disparati, trovano unità nella loro sfida condivisa: una determinazione a rivendicare la propria voce in una società intenta a cancellarle.

Il film si apre su una giornata apparentemente ordinaria a Kabul. Le risate dei bambini riempiono l’aria, i mercati brulicano di vita e le donne si muovono liberamente indossando abiti vivaci e colorati. Questo fugace momento di normalità è sottolineato da sottili segnali – una melodia minacciosa, un debole rombo di tuono – che prefigurano lo sconvolgimento a venire. Quando i talebani prendono il potere, l’atmosfera cambia in modo palpabile. Le strade, un tempo piene di vitalità, diventano oscurate dalla paura, poiché le donne vengono private della loro autonomia. L’istruzione, l’occupazione e persino il semplice atto di uscire diventano pericolosi atti di ribellione.

Sharifa Movahidzadeh in “Bread & Roses”, in anteprima il 22 novembre 2024 su Apple TV+.

Le immagini di Mani giustappongono il paesaggio mozzafiato di Kabul alla soffocante oppressione subita dalla sua gente. Inverni innevati e rigogliosi fiori primaverili fanno da sfondo inquietante all’angoscia delle donne costrette al silenzio. La città, bella ma martoriata, diventa una testimonianza silenziosa della loro lotta per la dignità.

Al centro di Pane e rose sono le storie delle donne. La trasformazione di Zahra da professionista a accanita sostenitrice dei diritti delle donne è avvincente. La sua decisione di organizzare e guidare le proteste, nonostante i rischi intrinseci, dimostra la profondità della sua determinazione. La storia di Taranom, nel frattempo, cattura il costo emotivo dello sfollamento. Costretta all’esilio in Pakistan, lotta con il dolore di lasciare la sua terra natale e l’incertezza di ricominciare da capo. Poi c’è Sharifa, la cui ribellione silenziosa ha il suo peso. Inizialmente rassegnata ai vincoli della sua nuova realtà, lentamente rivendica piccoli ma potenti atti di sfida, come stare alla finestra, con la luce del sole che le sfiora il viso, mentre la musica suona dolcemente in sottofondo.

Attraverso filmati sinceri e videodiari crudi, Mani ci porta nella vita di queste donne. I momenti di silenziosa ribellione – ascoltare musica, condividere una risata, osare sognare – diventano potenti simboli di resistenza. Questi scorci di umanità servono a ricordare che anche gli atti più piccoli possono avere un significato profondo.

Mani non si sottrae ai rischi cui va incontro chi resiste. I manifestanti subiscono violenze, i giornalisti vengono attaccati e le persone scompaiono senza lasciare traccia. Eppure, nonostante questi pericoli, il film rimane intriso di speranza. I suoi soggetti, resilienti e inflessibili, suggeriscono che anche nei tempi più bui persiste la possibilità di cambiamento. Mani sottolinea che la lotta per la giustizia è lungi dall’essere finita, offrendo un barlume di ciò che potrebbe ancora essere rivendicato.

Stilisticamente, Pane e rose abbraccia la cruda autenticità. Le riprese sgranate e la telecamera a mano creano un senso di immediatezza, immergendo gli spettatori nel caos e nel coraggio della vita di queste donne. Sebbene questo approccio possa sembrare poco raffinato ad alcuni, non fa altro che aumentare l’urgenza della storia, rendendo il film meno una narrazione raffinata e più un documento storico essenziale.

Pane e rose va oltre la semplice documentazione degli eventi: attira l’attenzione sullo spirito duraturo delle donne afghane. Sahra Mani mostra quanto fragile possa essere la libertà, ma anche quanto notevole sia la forza di coloro che sono determinati a mantenerla. La silenziosa sfida del film risuona profondamente, incoraggiando gli spettatori a riflettere sul peso di tale resilienza e sull’importanza di essere solidali con coloro che affrontano l’oppressione.

In ogni fotogramma, Pane e rose trascende i confini e la politica. È una storia sulla resilienza, un forte avvertimento su quanto velocemente le libertà possano svanire e un inno alla forza di coloro che si oppongono all’ingiustizia. Per chiunque guardi, rimane una domanda persistente: cosa stiamo facendo per garantire che queste voci non vengano dimenticate?

Bread & Roses sarà disponibile in streaming dal 22 novembre 2024, esclusivamente su Apple TV+.


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