Un no all’ampliamento dell’autostrada significherebbe violare un tabù

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Gli oppositori del ddl autostrada al momento della presentazione del referendum.Immagine: chiave di volta

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Negli ultimi sondaggi tutte e quattro le proposte sono sull’orlo del baratro. La tendenza no-no sulle autostrade è sorprendente. Un rifiuto equivarrebbe ad una “inversione di rotta”.

Pietro Blunschiseguimi

La Svizzera è un paese automobilistico. Siamo orgogliosi del trasporto pubblico ben sviluppato ed efficiente. Ma l’auto resta di gran lunga il mezzo di trasporto più importante. Circa la metà dei viaggi dei pendolari vengono effettuati in automobile, sulla quale nella maggior parte dei casi siede solo una persona. I trasporti pubblici rappresentano quasi il 30%.

Sono queste infatti le condizioni ideali per l’ampliamento della rete autostradale, su cui voteremo tra dieci giorni. Ma anche il trasporto privato motorizzato crea forti riflessi difensivi, soprattutto nelle aree urbane. La campagna elettorale è altrettanto feroce. I sostenitori e gli oppositori operano con budget milionari.

Video: Watson/Kilian Marti, Michael Shepherd

Nessuna delle quattro proposte all’ordine del giorno del 24 novembre comporterà una spesa pari a quella cifra. Il campo del sì è avanti con oltre quattro milioni di franchi. Anche il ministro dei trasporti Albert Rösti è fortemente impegnato nella proposta. Per il «Tagesanzeiger» si è addirittura messo al volante della sua limousine del Consiglio federale.

I sostenitori coinvolgono professionisti delle pubbliche relazioni

E ora questo: negli ultimi sondaggi pubblicati mercoledì dalla SSR e da Tamedia si vede chiaramente una tendenza al no. Nel sondaggio SSR condotto dall’istituto GFS Berna gli avversari sono in vantaggio con il 51% contro il 47%. A Tamedia i tifosi sono ancora leggermente avanti con il 49-48%, ma anche qui la direzione va verso il no.

Già nelle prime ondate di rilevamenti di ottobre si sono riscontrati segnali di un risultato vicino. I tifosi hanno reagito di conseguenza nervosamente. Secondo il “Tagesanzeiger”, l’associazione di categoria che coordina la campagna per il sì ha assunto un consulente esterno di pubbliche relazioni, e anche l’Ufficio federale delle strade (Astra) pubblicizza l’ampliamento dell’autostrada con (costosi) professionisti di pubbliche relazioni.

Debakel sono il 1 aprile

L’andamento negativo è sorprendente, perché il progetto del valore di quasi cinque miliardi di franchi non riguarda un ampliamento globale, bensì selettivo della rete autostradale. E sebbene gli elettori tendessero a diventare più scettici riguardo alla costruzione di strade, tali proposte furono generalmente accettate.

Ciò divenne particolarmente chiaro il 1 aprile 1990, quando furono votate quattro iniziative popolari della sinistra verde. Le cosiddette iniziative a quadrifoglio volevano impedire la costruzione di tre tratti (A1 tra Murten e Yverdon, A4 a Knonauer Amt, A5 da Bienne a Soletta). Hanno fallito con una maggioranza di due terzi.

La controversa metropolitana del San Gottardo

L’iniziativa “Stop the Concrete”, che voleva “congelare” l’area della rete stradale svizzera al livello del 1986, è stata respinta in modo ancora più netto con oltre il 70%. Nel 2004, però, gli appassionati di automobili subirono una battuta d’arresto con il netto rifiuto della controproposta all’iniziativa Avanti, lanciata dalle associazioni automobilistiche ACS e TCS.

L’ostacolo è stata la seconda metropolitana del San Gottardo. Solo dieci anni dopo l’adozione dell’Iniziativa delle Alpi, questa richiesta veniva percepita come coercitiva e l’elettorato svizzero reagiva in modo piuttosto allergico. Dodici anni dopo la seconda galleria del San Gottardo venne approvata con votazione separata con il 57% di sì.

Paura dei terreni agricoli

In linea di principio, in passato la Svizzera è stata favorevole alle automobili. Un no alla proposta di espansione relativamente moderata equivarrebbe a rompere un tabù. Interessanti sono le possibili ragioni del rifiuto sollevate nel sondaggio della SSR. L’attenzione non è posta sul timore che più strade portino a più traffico.

La controargomentazione più forte è la distruzione delle aree non sviluppate e delle zone agricole, di cui soffrirebbero gli agricoltori. Ciò si riflette nella lealtà al partito: la base dell’UDC dice sì meno chiaramente di quella del FDP. E le preoccupazioni degli agricoltori della Svizzera romanda sembrano essere particolarmente ben accolte.

I romani non sono più “fanatici delle auto”.

Tra tutti, i romandi, da tempo definiti «fanatici dell’auto», nel sondaggio della SSR respingono più chiaramente l’espansione rispetto agli svizzeri tedeschi. Contrariamente ai piani iniziali, la maggioranza borghese del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati aveva integrato nel modello l’ampliamento della A1 tra Nyon e Ginevra per coinvolgere la Svizzera romanda.

Considerando i sondaggi ravvicinati, nulla è stato deciso. Se i sostenitori si mobilitassero meglio, entro dieci giorni potrebbe esserci ancora un voto positivo. Ma la tendenza è chiara. Se la proposta di legge dovesse fallire, qualcosa si sarebbe sicuramente mosso in Svizzera come paese automobilistico.

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