È stato al monumento ai caduti di Combes che il comune di Aubin ha iniziato la cerimonia commemorativa della firma dell'armistizio dell'11 novembre 1918, di cui ricorreva il 106° anniversario, prima di recarsi in quello di Place Monteils d'Aubin. Ai due monumenti erano presenti gli eletti di Aubin, tra cui il sindaco Christine Teulier, il consigliere dipartimentale Hélian Cabrolier, rappresentanti delle autorità militari, ma anche di associazioni, cittadini e bambini.
Christine Teulier, accompagnata dai bambini, ha deposto corone di fiori davanti ai due monumenti prima di leggere il messaggio del Ministro delle Forze Armate e degli Affari dei Veterani, Sébastien Lecornu.
“Fu l'11 novembre 1918, alle ore 11, che le trombe suonarono le note del cessate il fuoco. All'orgoglio della vittoria si unisce il corteo delle ombre dei “morti in terra” accompagnati da coloro che li piangono. Sono questi i sacrifici che ricordiamo oggi, alla quale si aggiunge dal 2012 quella di tutti i “morti per la Francia” marcia, marcia ancora, ancora mezza morta. affaticati, infreddoliti dal freddo o stremati dal caldo e dalla sete, morenti oscuramente nel solco dell'aratura, tale fu la loro vita quotidiana per quattro lunghi anni. Il dovere della lucidità è non dimenticare che 21 anni dopo I cannoni tacquero riprendere le armi. Il dovere della speranza è non dubitare mai delle risorse della Francia per superare le sfide che le si presentano. I nostri eserciti sono sempre lì per compiere la missione soltanto la guardia dei morti, noi siamo prima di tutto le sentinelle dei vivi.”
Bernard Augier, a nome dell'Associazione dei Veterani della Gendarmeria, ricorda la memoria dell'ultimo poilu Augustin Trébuchon, morto sul fronte l'11 novembre 1918 alle 10,50. Questo Lozérien fu ucciso nella battaglia di Vrigne-Meuse a delle Ardenne, uccisi 10 minuti prima del cessate il fuoco, al quale nessuno credeva. E poi quando “Au Drapeau” solca l'aria, si leva la Marsigliese ripresa dai 1.200 coraggiosi la cui morte non ha voluto, che cantano più la loro gioia di vivere che l'orgoglio del loro trionfo, soprattutto alla visione dei morti tesi in le loro ultime convulsioni. “Morire l'ultimo giorno di guerra è morire due volte.”