Con questa nuova trasferta subita contro il Brighton questo sabato (2-1), potremmo quasi chiederci cosa c'è di più sorprendente: che il Manchester City abbia subito la quarta sconfitta consecutiva, cosa che non accadeva da… 18 anni,. un'epoca in cui Joey Barton era ancora il giovane allenato nel club, o quando Pep Guardiola l'ha appena sperimentato per la prima volta nella sua carriera? In entrambi i casi Rodri non c'era, e questa serata buia almeno ci ha ricordato quanto fosse importante il Pallone d'Oro 2024 in ciascuna delle sue squadre (il Manchester City non perdeva da 52 partite con lo spagnolo in campo)… Quindi è andata così. dimostra che non sempre chi è assente ha torto.
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Non arriveremo a dire che il City ha perso tutto nel giro di due settimane, ma quello di cui siamo abbastanza sicuri è che hanno effettivamente visto svanire le loro speranze di quadruplo per questa stagione. Dopo l'eliminazione nella Carabao Cup contro il Tottenham (2-1) dieci giorni fa, gli Skyblues hanno appena subito due sconfitte di fila in Premier League, prima contro una modesta squadra del Bournemouth (2-1), poi oggi contro il Brighton, allo stesso prezzo, eppure conducendo il punteggio fino al 78° minuto. Tra i due: uno schiaffo monumentale inferto dallo Sporting in Champions League martedì (4-1). Per una squadra che da 8 anni ha preso l'abitudine di annientare gli avversari con una forma di sadico piacere, ovviamente, questa è un'anomalia.
Gli shock contro Tottenham e Liverpool sono già decisivi
Ma allora come spiegare questo periodo di turbolenza, insolito per il City nelle ultime stagioni? Gli infortunati, ovviamente, con Rodri in testa, ma anche De Bruyne, impiegato questa settimana poco più di 20 minuti dopo aver saltato quasi due mesi di gara, poi Ruben Dias e John Stones, base della difesa degli Skyblues negli ultimi mesi, e ancora assente per diverse settimane. Anche gli stati di forma più disparati delle forze presenti, con un Jérémy Doku e un Phil Foden chiaramente meno impattanti, un Savinho interessante, ma ancora non goleador, o addirittura un Kyle Walker, alla deriva, e che in qualche modo personifica il naufragio dei suoi squadra oggi. Anche Gundogan, meno influente di prima, ha faticato a trovare le parole: “Quando succedono cose così ne parliamo sempre, impariamo sempre di più, cerchiamo di trovare delle ragioni. Penso solo che noi giocatori dobbiamo assumerci la responsabilità.ha spiegato in conferenza stampa.
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Quanto a Erling Haaland, continua ad accumulare pezzi, 12 in 11 partite di Premier League per l'esattezza, ma non è mai stato quel giocatore capace di decidere in un lampo le sorti di un incontro, come è stato confermato anche oggi. Quanto a Pep Guardiola, il cui futuro resta ancora in sospeso (il suo contratto scade la prossima estate), raramente lo abbiamo visto così sconcertato. “Bene… benvenuto!” C'è una prima per tutto. C'è sempre una prima volta nella vita. Questa è la mia sfida, adoro le sfide. Non mi tirerò indietro, più che mai voglio farlo”.ha sussurrato stasera in conferenza stampa, riferendosi all'inedita serie di 4 sconfitte in carriera. Con la ricezione del Tottenham nella ripresa, poi del Liverpool, il pericolo incombe più che mai.
Pub. IL 09/11/2024 21:33
– AGGIORNAMENTO 09/11/2024 21:40