MMercoledì 30 ottobre, mentre Emmanuel Macron veniva ricevuto in maestà a Rabat dal re del Marocco Mohammed VI, un sondaggio Verian-Epoka è stato pubblicato da Le Figaroregistrando un calo spettacolare dell'indice di popolarità (17%) del Presidente della Repubblica, inferiore a quello dell'epoca della crisi dei “gilet gialli”. Più impopolare che mai, Macron si prepara a una fine interminabile e dolorosa del suo regno.
Tuttavia, dopo il mancato scioglimento dell’Assemblea nazionale, che agisce come un lento veleno, tutto sembra sfuggirgli. Il presidente si trova di fronte a una tripla sfida: resistere di fronte al suo primo ministro, che comincia a lasciare il segno; farsi perdonare dalla sua ex maggioranza, che ha traumatizzato decidendo di sciogliere l'Assemblea; riconnettersi con i francesi, preservando un bilancio che rischia di essere oscurato dal debito, aumentato di quasi 1.000 miliardi di euro dal 2017.
Per il momento annaspa, apparendo stranamente assente, come fuori di sé. Quattro mesi dopo la sua sconfitta alle elezioni legislative, non ha altra scelta che ritirarsi e ritirarsi sulla scena internazionale. Sulla scena interna, Macron è intrappolato tra due fuochi: da un lato, ha bisogno che Michel Barnier, il primo ministro, abbia successo, perché il suo fallimento metterebbe sotto pressione il presidente; dall'altro è infastidito dalle sue scelte di bilancio e stenta a sostenere il fatto che la luce sia stata allontanata dall'Eliseo, a favore di Matignon.
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Meno coinvolto negli affari di governo, il capo dello Stato contrattacca con discrezione. A tutti i suoi interlocutori afferma che questo governo no “non il [s]io »dimenticando che la sua famiglia politica occupa la metà delle posizioni ministeriali. E non perde occasione per far sentire la sua differenza, direttamente o per procura, dando la sensazione di giocare contro il governo. Un giorno, non ha scoraggiato il suo ex ministro, quando Gérald Darmanin ha sentito criticare le scelte fiscali di Michel Barnier. Un altro, incoraggia uno dei suoi amici avvocati a parlare apertamente dello Stato di diritto, per contrastare il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, di cui dice di disapprovare gli orientamenti di destra. E, il 25 ottobre, davanti a un pubblico di commercianti riuniti all’Eliseo, si è pubblicamente infastidito “Aumenti tasse e costo del lavoro che pesano sulle imprese”.
Essere perdonato
Se sta cercando come convivere di fronte a Barnier, Macron cerca anche di farsi perdonare dai parlamentari della sua ex maggioranza, attraverso i pranzi organizzati all'Eliseo. Ma lo scioglimento, incompreso e rifiutato, ha lasciato tracce profonde. E i deputati del suo campo sopravvissuti al voto del 7 luglio non si sentono più collegati. Abbandonato dalla sua stessa gente, il presidente si ritira presso il suo ultimo gruppo di fedeli. L'1È Ottobre, come rivelato Le Figaroha invitato a cena i suoi vecchi compagni di viaggio, all'origine di En marche!, Richard Ferrand, Philippe Grangeon, Stanislas Guerini e Julien Denormandie, per discutere dell'unità, dell'identità e del futuro della sua politica familiare – perché“non vuole che esca”ne riassume uno.
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