Masters Parigi-Bercy 2024: La vertigine di Bercy consuma nuovamente Alcaraz | | Sport

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Masters Parigi-Bercy 2024: La vertigine di Bercy consuma nuovamente Alcaraz | Tennis | Sport
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Ancora una volta, la vertiginosa realtà della Parigi-Bercy. Ancora una volta Carlos Alcaraz cade ed El Palmar esce sconvolto per la quarta volta: troppo terreno ceduto all'inizio e rimonta incompleta nel finale. Testa o croce, pesa di più lo sfogo definitivo di Ugo Humbert e con la vittoria già dichiarata, 6-1, 3-6 e 7-5 (in 2h 16m), i fantasmi aleggiano attorno allo spagnolo per un altro anno. C'è qualcosa nella pista felice che resiste ancora e ancora. Non è un segreto, davvero. I parametri stabiliscono che non esiste una superficie più veloce – 45,5 secondo il Court Pace Index (CPI), due punti e mezzo in più rispetto a quella di Cincinnati – e lui non ha ancora finito di adattare il suo gioco o di trovare la formula. Di conseguenza, altro addio anticipato e continua la striscia negativa: ai quarti non ha mai messo piede. C'è anche una minaccia: se il tedesco Alexander Zverev arrivasse in finale domenica, perderebbe il secondo posto nel mondo.

C'è qualcosa di paradossale nella scena, dal momento che il tennista più veloce del momento e che solitamente pareggia più velocemente di chiunque altro non si adatta del tutto a uno scenario così insidioso, che non ammette alcun dubbio e penalizza fortemente ogni errore. L’inerzia di solito non consente ritorni. Nemmeno questa volta. La caduta si aggiunge a quella del 2021 contro Ugo Gaston, a quella del 2022 contro Holger Rune e a quella di un anno fa contro Roman Safiullin. Alcaraz esce ancora scottato, consapevole che la partita offriva una trappola e che poteva succedere. Il tetto francese, per lui un pessimo alleato. Punge al numero due, con gli occhi ormai puntati sul Masters di Torino (da 10 a 17) e rassegnato: non riesce a decifrare un territorio che sicuramente ha generato più grattacapi di ogni altro. L'altra Parigiproibito per lui. Anche se ricorda: solo David Ferrer, meteorite nel 2012, è riuscito a vincere il trofeo.

In un batter d'occhio, 26 minuti per l'esattezza, Alcaraz ha già perso il primo set e soffre nuovamente a Bercy, territorio per lui di cattive dormite e incubi. I francesi si oppongono a lui e a Humbert, figlio del formato indoor, mira, si sblocca e si ricrea disegnando angoli che puniscono progressivamente il suo rivale, investito dalla palla durante tutto quel primo round. Due giorni prima, il Murcian aveva ammesso di sentirsi a disagio su un campo in cui la traiettoria della palla perde una certa logica e inganna, vola e attacca il corpo mentre rimbalza, senza tregua né pietà. schiaffo. E lì, in quel terreno da vertigine, il francese si muove come un pesce nell'acqua. A morsi si è già mangiato la prima frazione di match e lo spagnolo, 15 errori, si lamenta, si lamenta, minaccia con la racchetta. “NO!”.

Brutto panorama, dunque. I guizzi di Humbert vanno dall'alto verso il basso e Alcaraz non riesce a trovare il modo di contrastare adeguatamente, per quanto si fletta, segni gli appoggi e pompe. Niente funziona, tutto va storto. Servizio di sanguinamento. Non si è preso un solo punto in bocca con la seconda di servizio finché, finalmente, con quella prima parte di risultato già data, trova rimedio nel rallentamento. Invece di insistere nel combattimento corpo a corpo, evita la trappola e rallenta i suoi colpi, facendo riflettere il francese più del necessario. Lui nega e chiude la porta, ma con quel punto di pausa il suo gioco ha perso nitidezza ed effervescenza, e iniziano le curve. “Il ragazzo esiterà, esiterà, quindi devi essere lì!” trasmette Juan Carlos Ferrero dalla panchina, bene nella sua interpretazione, perché è così che succede.

L'insistenza di Alcaraz viene premiata e una volta raggiunto il break, 4-2 nel secondo set, ritrova definitivamente la fiducia. All'improvviso la palla non è più così incontrollabile né così ostile, e ogni palla colpita dal francese reagisce con cavalli e ancora cavalli, corse e ancora corse per arrivare di qua e di là, ovunque. Non c'è nessun levriero come lui in circuito e sugli spalti che un tempo lo fischiavano, oggi lo riconoscono e applaudono le sue cavalcate tra l'incomprensione di Humbert, il giocatore con il miglior classifica (18) del suo paese, due posizioni sopra Arthur Fills (20): Ma con chi diavolo vai?, sembra dire il locale alla folla, che canta la Libero dal desiderio e crea l'onda mentre il dolore si bilancia e si intensifica, spingendo anche verso la risoluzione. In qualunque modo possa cadere adesso.

“Ti ricordi dove sei solito servire nei momenti brutti, eh?” grida Ferrero. E il suo ragazzo si applica tra la tensione, aumentando la precisione e le percentuali, esercitando una pressione crescente su Umbert alla quale il francese, carico e determinato, reagisce con forza d'animo, camminando sul filo e rischiando quando doveva restare in vita, resistendo. e replicarsi Nessuno si arrende. Questa è la notte canaglia di Bercy e tutto va e viene, un territorio oscillante, e tra il moto ondoso e il fervore dei parrocchiani, prevale la spinta finale della Gallia. Il murciano perde un punto di lucidità e finisce per pestare i piedi, con un lungo rovescio che fa pendere la bilancia a favore dell'avversario e mette in luce la difficoltà di riuscirci in un quadro in cui tutto va veloce, velocissimo. Il selvaggio west del 12° arrondissement di Parigi.

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