In Francia alcuni sport consentono l'uso del velo, altri no.
Misura sproporzionata
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, che hanno il mandato del Consiglio per i diritti umani ma non parlano a nome dell'organizzazione, le decisioni delle federazioni francesi di calcio e basket di escludere le giocatrici che indossano l'hijab dalle competizioni, anche a livello amatoriale, poiché la decisione del governo di impedire agli atleti francesi che indossano l'hijab di rappresentare il Paese ai Giochi Olimpici di Parigi, sono “sproporzionate e discriminatorie”.
Ritengono che queste misure “violino il loro diritto di manifestare liberamente la propria identità, religione o credo in privato e in pubblico e di prendere parte alla vita culturale”.
Le sportive selezionate per la squadra francese non erano autorizzate a indossare il velo durante le Olimpiadi e le Paralimpiadi, in nome del rispetto del principio di “laicità”. “Durante i Giochi Olimpici e Paralimpici, l'uso di segni o abiti di carattere religioso è vietato ai membri della squadra francese in applicazione del principio di neutralità”, precisa il Ministero dello Sport in una nota del giugno 2024, che ricorda la giurisprudenza del Consiglio di Stato, il massimo organo amministrativo francese.
Questo divieto non riguardava le sportive delle delegazioni straniere.
Contesto di intolleranza
Ma per gli esperti delle Nazioni Unite, che precisano di aver comunicato con il governo su questa situazione, “la neutralità e la laicità dello Stato non sono motivi legittimi per imporre restrizioni ai diritti alla libertà di espressione e alla libertà di religione o di credo”.