L’amour ouf – rivedi e prova 4k, streaming, Blu-ray, DVD

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Negli anni ’80, Jackie e Clotaire sono cresciuti tra il liceo e le banchine del porto. Lei studia, lui esce. Un giorno le loro strade si incrociano ed è amore folle. La vita proverà a separarli, ma niente funziona.

Il canto dei due magneti

Il film, che uscirà nelle sale il 16 ottobre, inizia con la morte del suo eroe. François Civil, gelido di radicalismo, si lancia in una follia punitiva filmata magnificamente nell’ombra cinese. L’esito sarà fatale e addirittura frontale, se dobbiamo credere alla pallottola che all’improvviso si conficca nella sua testa. Fin dall’inizio, il tono è deciso: l’esperienza cinematografica offerta dal regista Gilles Lellouche, sei anni dopo Il grande bagnonon sarà facile e parlerà direttamente alle viscere. A volte purtroppo mancando il bersaglio, ma spesso colpendolo dritto al cuore. La storia che ci offre è una storia mista Marinaio e LulaDi Assassini natiDi 37.2 del mattino, in cui la vita e l’amore sono straordinari, violenti e appassionati, guidati dal destino.

I due amanti a cui tutto si oppone e a cui tutto si opporrà, ma attratti come due calamite, ci vengono raccontati in due età della loro vita: adolescenziale e adulta. Da un lato Malik Frikah (Apache) e Mallory Wanecque (Il peggiore). Dall’altro François Civil e Adèle Exarchopoulos. Sorprendentemente, sono i giovani attori a vincere la giornata. Sono toccanti, solari e potenti. Sentiamo l’alchimia che li lega. Gli spettatori li scoprono come i loro personaggi che si addomesticano a vicenda. François Civil e Adèle Exarchopoulos, invece, come il resto del cast (Alain Chabat, Benoît Poelvoorde, Vincent Lacoste, Jean-Pascal Zadi, Karim Leklou, Raphaël Quenard e Anthony Bajon), fanno parte del nostro cinefilo da a lungo. In questo senso il casting non è sufficientemente equilibrato. È un po’ un peccato uff amore donne bene l’impressione di vedere due film messi uno dopo l’altro. Uno necessariamente più focoso dell’altro. Suonano tutti molto bene, non è questo il problema, ma ci sono davvero due basi, due temporalità, due casting molto diversi. Un montaggio esploso e non lineare avrebbe potuto aiutare.

Uff o no?

Fortunatamente, nel film c’è un legame innegabile: la regia di Gilles Lellouche. Utilizzando inquadrature virtuosistiche, spesso appariscenti (che possono risultare fastidiose), il regista racconta con enfasi il suo dramma romantico. Lellouche si è fatto le ossa nei video musicali (Dany Brillant, Pascal Obispo, Mc Solaar, NTM) e questo si avverte in ogni inquadratura orchestrata al millimetro e nell’immagine ultra lavorata (e ben saturata!). Manca un po’ la spontaneità, ma non l’efficacia. Le tre ore del film passano molto velocemente, anche se la storia, nel complesso classica, non riserva troppe sorprese. Qualcuno potrà criticare il film per una certa ingenuità e autoindulgenza filmica, ma questo è il contratto che Lellouche stipula subito con il suo spettatore. Non si tratta di realismo, ma di qualcosa di eccezionale, come l’amore che unisce i due eroi e soprattutto il giubilante epilogo alla Tarantino.

Resta il fatto che l’efficienza e la maestria (della macchina da presa e della recitazione) si traducono anche in una certa freddezza che non si dovrebbe avvertire in una storia d’amore così bruciante. A forza di riempirci gli occhi e le orecchie (colonna sonora superba!), al film manca un po’ il respiro e il romanticismo che racconta. Non è un caso che le scene più belle del film siano quella dell’incontro tra la madre di Clotario (Élodie Bouchez) e il padre di Jackie (Alain Chabat), brillante papà chioccia. Questi sono i momenti intimi del film, senza clamori e senza paletti, solo attimi di vita.

Senza dubbio ciò di cui il film parla meglio, anche se non ne è affatto l’argomento…

Uff amore, trailer

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