l’essenziale
La sentenza Bosman del 1995, che non limitava più gli operatori stranieri, ebbe la risonanza di un terremoto nel settore. Quello su Lassana Diarra diffuso venerdì dall’Unione europea in materia di inadempienze contrattuali rischia di provocare effetti della stessa portata… Due specialisti ci danno la loro risposta.
C-650/22. Sotto questo codice si nasconde la vicenda che da venerdì 4 ottobre scuote il mondo del calcio. Come previsto, la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea è arrivata precisamente alle 10:55. Dando “ragione” al calciatore ormai in pensione, l’ex centrocampista della Nazionale Lassana Diarra (39 anni, 34 presenze con i Blues tra il 2007 e il 2016), contro la sua ex squadra russa, il Lokomotiv Mosca; o, per corollario, la Federazione Internazionale (Fifa). Ecco i dettagli e, soprattutto, i potenziali risultati di ciò che potrebbe scuotere il calcio.
Quale decisione, esattamente, ha preso l’Alta Corte?
Nella presente controversia, la Corte ha stabilito che alcune delle regole della FIFA – relative ai trasferimenti – lo erano “contrario al diritto europeo”. Auto “ostacolare la libertà di movimento dei giocatori e restringere la concorrenza tra i club”.
Ricordiamo che Diarra era stato sanzionato dalle autorità per aver rotto il contratto “senza giusta causa”. Finanziariamente e sportivamente [il n’avait pu évoluer sous un autre maillot, pendant un an et demi, tant que le différend n’était pas réglé].
Il tribunale con sede in Lussemburgo disciplina il Regolamento sullo status e il trasferimento dei calciatori della Federazione Internazionale (Capitolo 04, Articolo 17) che prevede che “la parte che ha violato il contratto è tenuta a pagare un risarcimento generalmente equivalente al valore residuo del contratto stesso”.
“Tuttavia, tiene a sottolineare Pierre Rondeau, si tratta di una decisione individuale. Occorre comunque creare un precedente”, ironizza il noto economista sportivo specializzato nel calcio.
Cosa cambia, concretamente?
“In precedenza, continua Pierre Rondeau, conferire l’affare Diarra, un giocatore che ha rotto il contratto è stato sottoposto a diverse sanzioni. Non sarà più così. D’ora in poi il calciatore farà quello che vorrà, potrà guardare altrove, cambiare scenario, club, Paese: sarà libero”.
Traduciamo: un giocatore potrebbe oggi, di sua iniziativa, rompere il contratto di locazione per firmare per un’altra squadra senza che quest’ultima debba pagare il famoso compenso dovuto al trasferimento. Rimarrebbe solo il suo contratto da riscattare. “Questo è chiaramente ciò che indica la lettura della sentenza” puntualizza l’economista.
“Fino ad oggi, conferma l’agente Christophe Mongai, la vecchia formula per assicurarsi le prestazioni di un giocatore si basava su due cose: il riscatto degli anni di contratto (stipendio moltiplicato per le restanti stagioni) più un importo fissato dal suo proprietario, il club , e validato dalla Fifa. Se questi ultimi compensi dovessero scomparire, sarebbe una rivoluzione totale nel panorama calcistico!”
Che impatto sui giocatori?
“I giocatori guadagnerebbero enormemente in termini di protezione”, dice Rondeau. “Non è scienza missilistica e, afferma Mongai, si tratta di una qualificazione: fantastica per loro! Prendiamo un caso di studio, immaginiamo uno dei portafogli più grandi di Francia: se un giocatore che appartiene alla TFC, per esempio, avesse ieri con un valore di mercato di 20 milioni di euro c’erano, diciamo, 30 club in grado di acquistarlo. Mentre oggi l’importo della transazione ammonta a 2 milioni, corrispondente alla fine del contratto di locazione, 100 formazioni potrebbero da un lato giocatore ha molte offerte; dall’altro, la differenza tra i suoi pretendenti si rifletterà nei suoi emolumenti, la trasferirà sullo stipendio della sua recluta CQFD.
Cosa dai ai club?
Un modello di business da ricostruire da cima a fondo, se osiamo. “La nuova finestra di trasferimento andrebbe contro i datori di lavoro senza battere ciglio, annuncia Pierre Rondeau Clubs non potranno più considerare i membri della propria forza lavoro come variabili finanziarie, beni valutati e recuperabili. Tutto diventerebbe più volatile, a seconda della buona volontà dei giocatori di voler restare nel club. Preferendo – invece di essere ceduto, quindi – liberarsi per trattare, perché no, un bonus alla firma. Il club si trasformerebbe in un business qualsiasi, non potendo contare sulla compravendita dei suoi beni (i giocatori). Nell’obbligo di reinventarsi.”
“Per la maggior parte delle squadre, i trasferimenti rappresentano il 30-40% del loro budget. Sarebbe disastroso. Una tragedia assoluta, aggiunge Christophe Mongai. I club rifiuterebbero mentre sono loro a pagare i giocatori. La storia del serpente che morde i giocatori coda, insomma. Per noi agenti, il capo del gruppo USM (Union Sports Management) finisce per sorridere, “non cambierebbe molto, a meno che non esplodano gli stipendi dei giocatori visto che ci prendiamo una percentuale…”
E adesso?
L’economia del calcio in pericolo, Fifa – il cui monopolio nella regolamentazione del mercato non è messo in discussione dall’UE – è obbligato a reagire. “Nei prossimi mesi, conclude Pierre Rondeau, si siederà al tavolo delle trattative per ripensare il suo modello. Il suo modo di governare. I suoi regolamenti, naturalmente, soprattutto. Perché la scomparsa dei trasferimenti sarebbe accompagnata da quella dei club. Quindi calcio, capisci.”