Il punto di partenza storico per parlare di tute da sci sono gli anni ’20. Fu lì, in questo periodo, che lo sci prese slancio. Arnold Lunn stabilisce le prime regole moderne per le gare di sci. Più che un hobby vuole renderlo uno sport.
All’epoca non si pensava che le tute da sci potessero essere aerodinamiche. Pertanto, la giacca è rudimentale e non molto comoda. Composto di lana, velluto, pelle, pelliccia e tweed, serve più a proteggerti dal freddo che ad andare più veloce. E i pantaloni, larghi e stretti alla caviglia, non sono esempi di aerodinamica, poiché la loro larghezza li espone a una forte resistenza al vento.
Emile Allais, pioniere del desiderio di performance
Bisogna aspettare gli anni ’30 per vedere arrivare i “veri” pantaloni da sci. Ed è sotto la guida di Emile Allais che nasce. Il campione francese è alla ricerca di una tuta più efficiente che avvolga le sue gambe. Il francese si reca a Megève per incontrare Armand Allard, un rinomato sarto.
Emile Allais gli parlò dei suoi desideri: voleva un’attrezzatura più comoda ed efficiente. Armand Allard lo ascoltò e poi creò il fuso da salto, primo nome dato alla sua invenzione perché aveva una fascia elastica che passava sotto il piede. Emile Allais lo adotta e accumula successi. Se il top resta rudimentale, un leggero passo avanti si fa con maggiore comfort, maggiore resistenza al freddo e soprattutto indumenti impermeabili.
L’outfit vincente di Zeno Colò
Furono gli anni Cinquanta, e più in particolare il 1952, che spostarono le combinazioni verso un altro paradigma; “adatto per le prestazioni.”
Così, durante i Giochi Olimpici del 1952 che si svolsero a Oslo, l’italiano Zeno Colò prese la partenza della discesa con una giacca aderente al corpo. Con questa giacca in nylon con tulle bielastico sui gomiti e sui fianchi è diventato un campione olimpico. Questo modello, più comodo e resistente, è adottato da tutti gli sciatori.
La Lycra fa la sua comparsa
Abbiamo dovuto aspettare fino agli anni ’60 per vedere la creazione della lycra e la democratizzazione dell’abito intero. Un vero balzo in avanti, è realizzato con una fibra più resistente e molto più elastica rispetto al modello precedente. Mista a nylon e lana, la lycra aumenta ulteriormente le prestazioni, il comfort e offre una notevole elasticità (stiamo parlando di un materiale che può allungarsi fino a otto volte la sua dimensione originale).
All’inizio degli anni ’70 furono aggiunti materiali in gomma. Ma, anche se più aerodinamici, si presentano due problemi: le tute non permettono la respirazione e aggravano le lesioni degli atleti in caso di caduta, provocando, in particolare, ustioni. Questo nuovo modello dura solo pochi anni.
Hans Hess, padre della combinazione moderna
Ma è stato anche durante questo decennio che un uomo rivoluzionò la muta e portò lo sci in una nuova dimensione: lo svizzero Hans Hess. Questo meccanico esperto ha contribuito notevolmente al successo degli sciatori svizzeri sviluppando le prime tute da gara aerodinamiche.
L’idea gli è venuta a Wengen mentre assisteva alle gare del Lauberhorn. Quando la testa del cane passa, sente un sibilo proveniente dai pantaloni larghi che fluttua nell’aria, “un rumore come se passasse un treno veloce“, come raccontò un giorno a “Wiler Nachrichten”. Ha quindi deciso di creare un outfit più veloce, che aderisse alla pelle degli atleti.
“Ha inventato questa combinazione e ha armeggiato nel suo seminterrato con un collega (ndr: Hannes Keller) che aveva già realizzato mute da sub. È così che è nata questa tuta da corsa e da allora ha continuato a essere perfezionata.e”, spiega Walter Graff. Secondo la leggenda Hess, che non aveva alcuna esperienza in materia, utilizzò i pantaloni da sci della moglie per effettuare dei test. Senza mai lasciarsi scoraggiare dagli scherni di alcuni, continua le sue ricerche ed effettua prove nella galleria del vento per perfezionare e affinare la sua invenzione.
Ogni dettaglio conta
Al giorno d’oggi la precisione è spinta a tal punto che ogni atleta ha una tuta di una taglia specifica. Aderente, è realizzato in poliuretano (tra l’85 e il 90%) e poliestere (tra il 10 e il 15%), riduce la resistenza al vento del 50%!
È vietato indossare una tuta che lasci passare meno di 30 litri d’aria per metro quadrato perché si muoverebbe troppo velocemente. Qualsiasi atleta che inizia una gara con una tuta non omologata, quindi non testata, viene squalificato.
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