Non importa che i liberali federali non si impegnino a finanziare il 40% del progetto della tramvia, o che i conservatori del Quebec e il loro leader affermino che non metteranno un soldo nella tramvia, il ministro Jonatan Julien ha la ferma intenzione di consegnare il progetto.
“È un progetto a cui teniamo e stiamo portando avanti. Non posso andare oltre o essere più affermativo di così”, ha sottolineato il ministro delle Infrastrutture e responsabile della Regione Capitale Nazionale in un’intervista sul progetto della tramvia.
Lo ha detto ieri il luogotenente politico dei conservatori del Quebec, Pierre Paul-Hus Diario che il suo governo non avrebbe investito un centesimo nel progetto, nemmeno la cifra promessa.
“Mi sarebbe difficile capire”, risponde Julien, “come un governo federale, per quanto riguarda le basi di questo progetto, in termini di mobilità e sviluppo economico, non sostenga questo progetto”.
Il ministro sostiene inoltre che i liberali federali non rispettano l’impegno di finanziare il 40% dei costi del progetto, rivisti al rialzo. “Ma non rifuggirò dal mio piacere, stiamo andando avanti”, ha detto.
Sulla questione se il Quebec possa finanziare da solo il progetto, il signor Julien si rifiuta di commentare, affermando che si tratta di scenari ipotetici.
Deficit di credibilità
Volevo anche sapere perché dovremmo credere questa volta al governo CAQ quando afferma di voler costruire la tramvia, dopo tutti i cambiamenti che ha apportato. Ho sottolineato il suo deficit di credibilità su questo argomento. Dice di essere ben consapevole del fatto che le persone sono ciniche.
“Sì, dobbiamo ricostruire la fiducia”, ammette (…) Ma qui siamo a buon punto”, dice riferendosi all’accordo definitivo con il Comune e il CDPQi.
Il ministro sottolinea che il progetto non si basa solo sugli obiettivi di mobilità. Non arriva fino a quanto il sindaco Bruno Marchand, che parla di “mini-James Bay”, ma Julien lo vede “chiaramente uno strumento di sviluppo economico”.
Siamo lontani dalla sua posizione nel 2022, quando disse ai giornalisti, riguardo all’accettabilità sociale del progetto, che per la tramvia era necessario un sostegno del 50% più uno.
Potremo infatti giudicare la reale volontà di questo governo di portare avanti il progetto nel modo in cui i suoi ministri lo difenderanno davanti al governo federale, appunto, nel corso del prossimo anno. Continua.
Nessun progetto bloccato
Nel terzo anello, anche qui il signor Julien è consapevole del cinismo. Assicura che ci crede e che il progetto si realizzerà, anche se dopo le elezioni del 2026.
Il ministro non spiega perché il suo governo si oppone alle conclusioni del rapporto CDPQi, secondo cui il progetto non è giustificato per ragioni di mobilità e sposterebbe solo la congestione sulla sponda nord.
Fedele alla linea del partito, solleva il tema della sicurezza economica, che però non trova alcun fondamento scientifico.
Per quanto riguarda il rischio concreto che l’indeterminatezza del progetto, dal momento che partiamo da zero sia in termini di luogo che di metodo, blocchi l’avanzamento di altri progetti, è categorico. Non c’è dubbio che ciò danneggerà la fase 4 del lungomare Samuel-De Champlain, ha ripetuto, né la riconversione dell’autostrada Dufferin in un viale urbano, assicura.
Ancora una volta, possiamo giudicare dai risultati.
Difesa del proprio bilancio
Il ministro ieri ha voluto difendere il primato del suo partito nella regione. Elenca il caso Mont-Sainte-Anne, risolto prima delle vacanze, il ponte dell’Île-d’Orléans, il rinnovo del Fondo nazionale di capitale che permetterà di versare 25 milioni di dollari in quattro anni nel Quebec, l’Istituto Nordico che è in costruzione e programmi per costruire alloggi più accessibili.
Il problema è che questo record resta esiguo. Ovviamente è anche oscurato dagli infiniti file di trasporto.
Il signor Julien, tuttavia, rifiuta di ammettere che il suo governo potrebbe essere chiaramente responsabile di questa situazione. Ritiene che l’economia del Quebec stia andando bene.
«Regis [Labeaume] mi ha portato in politica perché ha cambiato la capitale della nazione. Affinché ciò continui, non dobbiamo lasciare andare altri progetti”.
quartiere Saint-Roch
Parlando di altri progetti, il ministro Julien si dice anche preoccupato per lo stato del distretto di Saint-Roch. Osserva che ci sono più dei segnali necessari per dimostrare l’urgenza dell’azione, con la partenza degli striscioni importanti.
L’ex vicepresidente del comitato esecutivo ritiene però che l’idea di garantire il mantenimento del quartiere Saint-Roch sia “un lavoro quotidiano” e che “attraversi la Città”.
“Dobbiamo lavorare con i commercianti ogni settimana”, spiega, “e spesso sono queste persone a fornire soluzioni (…) L’ecosistema c’è, ma per mantenerlo dobbiamo essere in contatto con queste persone”.
Ritiene che il suo governo stia facendo gli sforzi necessari, in particolare sulla questione dei senzatetto. Ora attende con ansia il piano della Città, promesso dal sindaco per le prossime settimane.
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