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Queste bombe umane che il regime algerino ha seminato nel cuore della Francia e alle quali esso stesso rinuncia

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Di fronte a un regime algerino che si nutre di tregue forzate, di occasioni di conflitto, di incidenti esterni per distogliere per un attimo gli animi dalle liti interne, la Francia è chiamata a non gettarsi più ciecamente in rapporti conflittuali mal definiti. In sostanza, le incoerenze di una storia dove tutto è diventato difficile si sono evolute in veri e propri ostacoli per Parigi, che deve rivedere la sua strategia algerina, ormai logora.

Era scritto nel libro dei destini bilaterali; era stato previsto e atteso fin dal giorno stesso in cui si è detto che la dittatura algerina esaurisce gli espedienti, vive alla giornata, cerca tregua nelle circostanze, nelle incertezze delle opinioni, nel permissivismo dell’Esagono. Un nuovo incidente diplomatico scuote i rapporti tra Francia e Algeria. L’influencer algerino Doualemn, espulso nel tardo pomeriggio dal territorio francese, è stato rifiutato dalle autorità algerine al suo arrivo nel Paese. Respinto e costretto a rientrare in Francia, è atterrato in serata all’aeroporto di Roissy Charles-de-Gaulle dove è stato subito collocato in un centro di detenzione amministrativa nell’Île-de-.

Questo è un momento serio. La guerra ibrida condotta dall’Algeria contro la Francia presenta manifestazioni molteplici e insidiose, combinando individui irreggimentati per agire, attacchi diplomatici, psicologici, economici e politici. Questa lotta, condotta in varie forme dal luglio 2024, è un campo di battaglia invisibile in cui il regime di Abdelmadjid Tebboune attacca le basi stesse della stabilità e della sovranità francese. La manipolazione dell’opinione pubblica, l’aumento della propaganda mediatica, gli interventi indiretti e gli attacchi informatici diventano gli strumenti privilegiati di un’Algeria che cerca vendetta e dominio sull’ex potenza coloniale.

A Parigi si conferma che l’Algeria si sta ormai posizionando come una potenza revanscista, che sfrutta ogni difetto delle relazioni bilaterali per indebolire l’autorità e la dignità della Francia. Sul piano economico, l’Algeria non si accontenta di esercitare pressioni su di essa, ma utilizza le risorse strategiche a sua disposizione per indebolire la Francia. Investimenti, contratti ma anche scambi commerciali diventano leve per indebolire i rapporti economici e “costringere la Francia ad una posizione di sottomissione silenziosa”come osservato da Europe 1.

In ambito militare, l’Algeria sostiene gruppi terroristici e cellule sovversive che operano sia all’interno dei propri confini che all’estero. La guerra per procura è un metodo utilizzato sin dal suo sostegno al Polisario, per indebolire le posizioni francesi negando qualsiasi coinvolgimento diretto. Ma l’aspetto più sorprendente di questa guerra ibrida risiede nel recupero ideologico. L’Algeria, giocando sulla memoria storica e sulle divisioni ideologiche, cerca di alterare le coscienze, rendendo la Francia responsabile di tutti i mali ed esacerbando le tensioni interne con discorsi lamentosi. Ogni episodio storico, ogni atto di violenza, ogni ingiustizia reale o percepita diventa uno strumento di guerra psicologica per infiammare l’odio e alimentare le divisioni all’interno della società francese, diffondendo al contempo una narrazione in cui l’Algeria si posiziona come un’eterna vittima della Francia coloniale.

La Francia in pericolo

Non si tratta di illudersi, è un confronto dove i confini tra guerra, diplomazia, propaganda e sovversione sono sfumati e dove l’obiettivo dell’Algeria è chiaro: imporre una rottura netta e irreversibile con Parigi e riscrivere dalle basi le relazioni con la Francia segnato dalla sfiducia e dall’umiliazione. Di fronte a ciò, la Francia deve reagire con una visione capace di comprendere la natura polimorfa di questa sfida. Una risposta che non si limita ad una reazione politica o diplomatica, ma che fa prendere coscienza della fragilità dell’ordine geopolitico con un regime “gestito da idioti”secondo un editorialista di CNews. Non si tratta più semplicemente di gestire tensioni occasionali, ma di prepararsi a un confronto lungo e articolato in cui la Francia non dovrà solo difendere i propri interessi ma anche preservare la propria identità e sovranità di fronte a un’Algeria pronta a tutto per nuocere.

L’atteggiamento provocatorio dell’Algeria che, rifiutandosi di accogliere un suo connazionale espulso, infligge un “umiliazione” alla Francia, parola ripetuta in tutte le lingue. Alcuni osservatori ritengono che l’atteggiamento algerino sia una forma di ritorsione, una deliberata strategia di destabilizzazione nei confronti della politica estera francese. Moltiplicando le provocazioni, l’Algeria si pone deliberatamente in una posizione di sfiducia nei confronti della Francia, non esitando a calpestare i principi di rispetto reciproco che dovrebbero governare le relazioni internazionali.

Inoltre, si levano voci per chiedere misure ferme. “La Francia deve porre fine alla sua compiacenza nei confronti dell’Algeria e rivedere drasticamente le sue relazioni con questo paese. È giunto il momento di rivalutare gli accordi storici che legano le due nazioni, in particolare l’accordo del 1968, che non riflette più le realtà attuali.ha scritto Eric Ciotti. Alcuni leader politici non esitano a sostenere risposte immediate e severe. “L’Algeria pratica provocazione e umiliazione, è tempo che la Francia reagisca con fermezza”ha dichiarato Bruno Retailleau. Quanto a Xavier Driencourt, si è chiesto: “Perché continuare ad accettare un simile trattamento? È giunto il momento di sospendere gli accordi e adottare misure drastiche, a cominciare dal divieto di presenza di diplomatici algerini sul nostro territorio”.

Anche Jean-Philippe Tanguy, deputato del Raggruppamento Nazionale (RN), insiste sulla necessità di porre fine a questa politica di sottomissione: “L’Algeria è stata costruita sull’odio della Francia. Non esita a sfruttare ogni occasione per sfidare la Francia. È giunto il momento di cambiare strategia e dimostrare che la Francia non si lascerà più sottoporre a umiliazioni”.

“La Francia, in quanto nazione sovrana, deve ora imporre una rottura netta con una politica che ha tollerato per troppo tempo il disprezzo algerino. È giunto il momento di agire in modo rigoroso, adottare misure concrete e proteggere gli interessi nazionali. La Francia non deve più accettare di essere trattata in questo modo da un Paese che, con il suo comportamento, sembra mettere in discussione l’essenza stessa delle relazioni internazionali basate sul rispetto e sulla cooperazione.ha osservato un relatore di Europe 1, giovedì 9 gennaio.

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