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la paura di un’epidemia dopo un caso grave nell’uomo

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“I produttori lattiero-caseari sono stressati. Questo è il tipo (il virus) che non vuoi nel tuo caseificio. » Da agosto Anja Raudabaugh ha visto l'influenza aviaria seminare il panico tra gli allevamenti di bestiame californiani. Il virus ha “ha colpito anche aziende agricole che avevano comunque adottato misure di contenimento”, dall'inizio della comparsa dei primi casi nelle aziende agricole vicine, spiega il leader della Western United Dairies, un'organizzazione che rappresenta la maggior parte delle aziende lattiero-casearie del Golden State.

È apparso in Texas a marzo il virus H5N1, ribattezzato dagli agricoltori americani “coronavirus mucca”si è diffuso negli Stati Uniti negli ultimi mesi in sedici stati, colpendo circa 875 allevamenti. Ma è in California, il più grande produttore di latte del Paese, che il contagio è più spettacolare: in quattro mesi l'influenza è stata rilevata in circa 659 aziende agricole, ovvero poco più della metà delle aziende lattiero-casearie dello Stato.

Recentemente la diffusione ha subito un’accelerazione: negli ultimi 30 giorni, secondo il Ministero dell’Agricoltura, sono stati contaminati 313 siti. L’epidemia, che finora colpiva la zona agricola della Central Valley, si è estesa al sud dello Stato, spingendo il governatore Gavin Newsom a dichiarare lo stato di emergenza il 18 dicembre.

Più di 60 casi umani

Per il momento le autorità federali rassicurano sull’impatto di questo virus sulla salute pubblica. “Il rischio attuale per la popolazione resta basso”hanno osservato i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie il 20 dicembre.

Negli Stati Uniti sono stati segnalati sessantuno casi umani. Quasi tutte le persone colpite sono lavoratori agricoli che sono entrati in contatto con animali infetti. Ma due casi – quello di un bambino in California e di un adulto nel Missouri – sollevano ancora interrogativi perché l’origine di queste infezioni non è stata ancora identificata.

Finora i primi 60 pazienti presentavano sintomi lievi, come febbre o dolori muscolari. Ma il 18 dicembre le autorità hanno annunciato il primo caso grave: un 65enne residente in Louisiana è stato ricoverato in ospedale in condizioni critiche. L'uomo, affetto da diverse altre patologie, era stato in contatto con volatili infetti.

Contaminazione umana sottovalutata

Le autorità ritengono inoltre che il numero dei contagiati sia sottostimato: alcuni lavoratori agricoli rifiutano di sottoporsi ai test di screening, sia perché temono di doversi chiudere in casa e perdere il salario, sia perché sono privi di documenti e temono l'arresto.

La situazione preoccupa alcuni scienziati. Gli esperti ricordano da diversi mesi che quanto più il virus si diffonde tra uomo e animale, tanto più aumenta il rischio di trasmissione da uomo a uomo. Ricerca pubblicata all'inizio di dicembre sulla rivista Scienza ha dimostrato che all’attuale versione del virus H5N1 mancava solo una mutazione per diffondersi più facilmente tra gli esseri umani. “Sembra sempre più evidente che la domanda non sia se l’H5N1 possa causare un’epidemia diffusa negli esseri umani, ma quando”.ha avvertito il 17 dicembre l'esperto californiano di malattie infettive, Peter Chin-Hong, in un articolo sul Los Angeles Times.

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