lL’alleanza tra i re di Francia e i sultani ottomani ha attraversato i secoli, basandosi su interessi strategici condivisi. Francesco I non temette di associare la “figlia maggiore della Chiesa” al più potente impero dell’Islam, anche solo per opporsi con lui agli Asburgo. Luigi XIII giustificò tale alleanza con la “protezione” così concessa da Parigi ai cattolici d’Oriente, a cominciare dai maroniti del Libano. I suoi successori sul trono di Francia ripresero questa pretesa, che anche i successivi regimi del XIX secolo assunsero a vario titolo. A Léon Gambetta viene attribuito l’adagio secondo cui « l’anticlericalismo non è una voce di esportazione »poiché la Terza Repubblica, per quanto laica, persisteva nel rivendicare la propria missione di protezione dei cristiani orientali. E quando la Francia ottenne un mandato dalla Società delle Nazioni (SDN) sull’ex provincia ottomana della Siria, nel 1920 rimosse un “Grande Libano” fatto su misura per i suoi “protetti” maroniti.
Le tre stelle della Siria indipendente
Il “regno arabo”, costituito a Damasco dopo la caduta dell’Impero Ottomano nel 1918, aveva tuttavia adottato una Costituzione rispettosa delle libertà pubbliche e dei diritti delle minoranze. Ma l’intervento dell’esercito francese interruppe questo slancio rovesciando, nel 1920, il regno di Damasco. Non solo la Francia ha istituzionalizzato il confessionalismo politico in Libano, ma ha continuato a dividere la Siria anche su basi confessionali, con la creazione di uno “Stato druso” nel sud e di uno “Stato alawita” sulla costa mediterranea.
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