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Leni Riefenstahl, un documentario definitivo

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Uscita al cinema

Leni Riefenstahl, un documentario definitivo

Incredibili archivi costellano questo documento incriminante relativo al cineasta tedesco vicino al potere nazista. Un film edificante.

Pubblicato oggi alle 9:32

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Chi si ricorda che Claude Torracinta, nel 1982, invitò Leni Riefenstahl come parte del suo programma di documentari “Destins”? Che aveva intenzione di includere un argomento sulla deportazione degli ebrei durante l’Olocausto? E che il cineasta tedesco, vicino al potere nazista durante la seconda guerra mondiale, avesse preteso la rimozione del soggetto, cosa alla quale Torracinta si era opposto? E alla fine l’ospite semplicemente non è venuto sul set? Ce ne eravamo effettivamente dimenticati, o addirittura non lo sapevamo, ma la trasmissione, ora visibile sul sito della RTS, c’era stata comunque, aprendosi con Torracinta che presenta la sedia vuota di Leni Riefenstahl.

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Immagine di un’assenza ma non assenza di immagini. Questa ripresa televisiva di una poltrona vuota è assolutamente sorprendente. E appare bene nel documentario di Andres Veiel dedicato alla signora, questo “Leni Riefenstahl – la luce e le ombre”, che assomiglia ad un esercizio di decostruzione come raramente vediamo.

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Ciò che interessa al documentarista chiaramente non è l’agiografia – finiamo per conoscere bene il personaggio – ma questa capacità di controllare l’immagine che potrebbe aver avuto nel corso della sua carriera. Lo spettacolo Torracinta è solo un esempio. Ce ne sono molti altri in questo film. Lunghi estratti di un talk show tedesco in cui la troviamo confrontata con un semplice operaio proveniente dalla Germania degli anni Quaranta che la rimanderà alle corde, mentre le telecamere in diretta catturano il suo disagio con acutezza accusatoria.

Riprese inedite di un altro documentario del 1993, “Leni Riefenstahl – il potere delle immagini” di Ray Müller, in cui la vediamo ribellarsi con veemenza contro il regista che lascia la telecamera accesa mentre la sequenza dell’intervista è presumibilmente finita. Per non parlare degli innumerevoli documenti personali e inediti (700 scatole d’archivio mai aperte) che il film mette in luce.

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Sete di controllo, desiderio di guidare le immagini, di filtrarle, di non dire nulla dell’ovvio, nemmeno di ammettere i suoi legami con Hitler, di non esprimere rimpianti, di ripetere con stanchezza che lei era lì ma non poteva fare nulla , non sapeva nulla, non si rendeva conto, questo è tutto ciò che resta di Riefenstahl, oltre al lavoro e al suo talento di regista che non ha più bisogno di essere messo in discussione. Per la prima volta, ecco un ritratto completamente accurato. Uno dei documentari dell’anno.

Voto: **** Documentario (Germania – 115′)

Pasquale Gavillet è giornalista nella sezione culturale dal 1992. Si occupa principalmente di cinema, ma scrive anche di altri settori. Soprattutto la scienza. In quanto tale, è anche un matematico.Maggiori informazioni @PascalGavillet

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