Dopo aver chiesto lunedì la pena massima di 20 anni di reclusione contro Dominique Pelicot e sanzioni severe contro venti dei suoi coimputati, martedì mattina l’accusa ha continuato le sue difese nel processo per stupro di Mazan, chiedendo ogni volta dai 12 ai 14 anni di reclusione. prigione.
In un’ora, senza enfasi, il procuratore generale Jean-François Mayet ha riassunto i fatti imputati a otto degli ultimi 30 imputati di questo processo, il cui problema, secondo lui lunedì, non è altro che “cambiare radicalmente la situazione” rapporti tra uomini e donne”.
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Per ciascuno di loro, il procuratore ha chiesto al tribunale penale di Vaucluse di pronunciare sentenze di 12 anni di reclusione penale al momento della sentenza, al più tardi il 20 dicembre.
Consenso mai raccolto
Martedì mattina, Jean-François Mayet ha iniziato con il caso di Boris M., 37 anni, che si è recato a casa Pelicot a Mazan la notte del 26 gennaio 2020. Come gli altri coimputati, aveva risposto all’invito del marito, che ha drogato la moglie Gisèle e l’ha consegnata a decine di sconosciuti (leggi il riquadro).
Ma la questione è quindi se sapesse che lei dormiva a sua insaputa: «Ci ha detto in udienza che era stato lobotomizzato», ha ricordato il magistrato. “Dice di essere stato vittima, come la signora Pelicot, di Dominique Pelicot. In realtà, era contento della situazione presentata da Dominique Pelicot, (…), in nessun momento ha chiesto o ottenuto il consenso della signora . Pelicot in considerazione della sua condizione”; gli bastava solo la procura di Dominique Pelicot.
La stessa condanna a 12 anni di reclusione è stata poi chiesta da Jean-François Mayet nei confronti di altri sette coimputati.
Contro Cyril B., 47 anni, che «era ben consapevole che Madame Pelicot non andava svegliata». Contro Thierry Pa., 54 anni, secondo il quale Dominique Pelicot sarebbe “l’unico responsabile” dei fatti – nei video si vede l’imputato effettuare penetrazioni vaginali e anali, digitali e con il pene, sulla vittima.
È venuto a Mazan due volte, per “accontentare la coppia”
Nei confronti di Omar D., 36 anni, per il quale “sono apparsi sufficienti l’accordo e la presenza del marito”. Nei confronti di Jean T., 52 anni, del quale “non c’è nulla che dimostri che sia stato drogato” lui stesso, come aveva affermato – nei video agisce consapevolmente e “ovviamente (…) un gesto di soddisfazione sollevando il pollice davanti alla telecamera”, nota l’avvocato generale. Contro Mahdi D., 36 anni, che si dice “vittima delle azioni di Dominique Pelicot” e che ha negato ogni penetrazione, finché non ha visto video che dimostrano il contrario. Contro Ahmed T., 54 anni, che “respinge ogni responsabilità sui fatti”. E contro Redouane A., 40 anni, che è venuto due volte a Mazan, per “accontentare la coppia”, ha ricordato ironicamente il procuratore generale.
È poi subentrata la seconda rappresentante dell’accusa, Laure Chabaud, che ha nuovamente chiesto 12 anni di reclusione contro Lionel R., 44 anni, che ha affermato di aver partecipato a “parte della fantasia di una coppia”. «Riconosce gli atti di penetrazione, ma solo dopo aver visto i video mentre era in custodia di polizia», sottolinea il magistrato.
Tredici, quattordici e quindici anni richiesti
Ha poi chiesto 13 anni di reclusione contro Florian R., 32 anni, che non ha riconosciuto “l’elemento intenzionale del reato”, poi Grégory S., 31 anni, che pur avendo “consapevolezza dello stato alterato di Gisèle Pelicot” ha continuato fino alla sua eiaculazione. Identica pena prevista contro Abdelali D., 47 anni, che è venuto due volte a Mazan e ha detto di non riconoscersi nelle immagini: “Deve essere stato un doppio”, ha detto, ricorda Laure Chabaud. Scontati anche 13 anni contro Adrien L., 34 anni, e contro Cyprien C., 43 anni.
Ho commesso uno stupro ma era il mio corpo, non il mio cervello
Contro Karim S., 38 anni, “uno dei rari imputati di cui si scambia su Skype [avec Dominique Pelicot, ndlr.] sono stati scoperti”, il pubblico ministero chiede 14 anni di reclusione, così come contro Jean-Luc L., 46 anni, che si è presentato due volte a casa Pelicot, e contro Christian L., 56 anni, filmato mentre imponeva penetrazioni a Gisèle Pelicot con la sua maglietta da pompiere del Vaucluse e che ha dichiarato davanti al tribunale: “Ho commesso uno stupro ma era il mio corpo, non il mio cervello”.
Idem contro Thierry Po., 61 anni, detentore di numerose immagini pedopornografiche, che presenta “un’assenza di empatia per la vittima, un’assenza di vergogna e di senso di colpa”, rileva il procuratore generale. Una condanna a 14 anni è necessaria anche contro Nicolas F., 42 anni, anch’egli in possesso di materiale pedopornografico, così come per Cédric V., 44 anni, che si è recato due volte a Mazan.
Poi, sono necessari 15 anni per Joan K., 27 anni, e Vincent C., 43 anni, che hanno entrambi visitato i Pelicots due volte. Richiesti 15 anni anche nei confronti di Hassan O., latitante e sottoposto a mandato d’arresto.
Chiesti sedici anni di reclusione
Sale poi a 16 anni di reclusione il quantum della pena richiesta nei confronti di Fabien S., 39 anni, che presenta “freddezza emotiva e mancanza di empatia nei confronti della vittima” e ha complessivamente diciotto menzioni nel suo casellario giudiziario per atti diversi. di violenza.
Stessa durata della reclusione richiesta contro Charly A., 30 anni, che si è recato a Mazan sei volte, e contro Cédric G., 50 anni, descritto dal procuratore generale come un uomo con un “appetito smodato per il sesso” e che possedeva numerose immagini pedopornografiche.
Mercoledì mattina si discuterà delle ultime quattro richieste. Nel pomeriggio sarà la volta delle dibattimenti, che inizieranno con quelle di Béatrice Zavarro, l’avvocato di Dominique Pelicot, il “conduttore” di questa straordinaria vicenda, simbolo della violenza sulle donne e della sottomissione chimica.
Stéphanie Jaquet e l’afp
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