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Due giornalisti intrappolano il CPAS dell’Anderlecht e ne svelano i preoccupanti abusi

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Per entrambe le richieste non verrà effettuata alcuna visita a domicilio. “Se devi fare 20 o 30 visite a settimana, quando sai che devi anche gestire i file, allora cerchi di semplificarti un po’ il lavoro, e poi ci sono meno controlli.”spiega un assistente sociale al VRT.

L’indagine di Pano sulla frode al CPAS di Anderlecht

Circa due mesi dopo la loro richiesta, i due ricorrenti ricevettero un appuntamento per un colloquio. “Pensavo che avrebbero chiesto molte più cose: estratti conto, prove che vivo davvero dove dico di vivere… Ma non hanno chiesto niente di tutto questo.”commenta Lina nel rapporto.

Mentre Arno giustifica l’impossibilità di una visita domiciliare con il fatto che ci sono grandi tensioni all’interno della famiglia in cui vive, che non è possibile che le persone entrino nell’appartamento… Il CPAS ha ricontattato Arno due mesi dopo riguardo alla necessità di una visita domiciliare visita a domicilio. Arno rifiuta. Il CPAS non dà seguito.

E, quattro mesi dopo, Arno ricevette una risposta positiva dal CPAS. Riceve i suoi diritti. Lo stesso per Lina. Nessuno dei due richiedenti ha avuto un’indagine sul proprio reddito effettivo. Entrambi hanno ricevuto diverse migliaia di euro, riferisce la VRT. Il quale precisa inoltre che, secondo le testimonianze degli assistenti sociali che hanno potuto raccogliere, certe richieste vengono accolte, quando in realtà sanno che le persone non ne hanno diritto.

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