Per lo storico francese Patrick Boucheron, la rielezione di Donald Trump simboleggia perfettamente il fenomeno del “backlash”, una battuta d’arresto di fronte al progresso sociale. In una società sempre più divisa, invita a fare un passo indietro rispetto ai social network come X (ex Twitter), controllati da “ingegneri del caos”.
“Quando vedremo i risultati delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, potremo dire a noi stessi che la menzogna, la violenza e il disprezzo fanno bene e ci permettono di vincere le elezioni”, afferma lunedì a La Matinale de la RTS .
Lo storico e intellettuale francese Patrick Boucheron si dice molto preoccupato per il ritorno dei conservatori al potere in tutto il mondo. Ai suoi occhi, il successo delle figure populiste e conservatrici, sia negli Stati Uniti che in Europa, incarna un contraccolpo, o “backlash“. Un fenomeno che oggi si scontra con il progresso femminista, ecologista o addirittura antirazzista e contro il quale è urgente agire, continua.
Il clou della campagna di Donald Trump è il posto occupato da Elon Musk
L’espressione “reazione” non è nuova. Il termine, apparso negli anni ’90, designava la reazione ostile di una parte della società americana al progresso, in particolare riguardo ai diritti delle donne ottenuti 10 o 20 anni prima. Ma oggi i tempi sono cambiati. L’avvento di Internet, e più in particolare dei social network, alimenta ed esacerba la divisione e la polarizzazione della società, spiega.
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“Il clou di questa campagna è il posto occupato da Elon Musk”, sottolinea, aggiungendo che il magnate americano ha “un progetto che consiste nell’aggravare le nostre divisioni” amplificando il caos e l’odio sulle piattaforme che controlla, in questo caso X. Questa nuova forma di controllo dello spazio pubblico, osserva lo storico, rischia di rinchiudere la società in una bolla di opinioni estreme e discorsi frammentati. “Acconsentiremo a questo degrado dello spazio pubblico?”, si chiede l’uomo che ha cofirmato la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024.
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Invito all’azione
Di fronte alla reazione vissuta in molti paesi, lo storico invoca vigilanza collettiva e “intelligenza sociale e disciplinare”. Per lui bisogna agire, in particolare prendendo le distanze dai social network dominati dalla “cultura dello scontro”. Lo storico ammette la sua perplessità nei confronti dei media o dei giornalisti che si ostinano a essere presenti su X. “Dobbiamo smettere di vedere il mondo attraverso i social network, perché chi sta dietro ha un progetto, quello di un potere autoritario”.
La conoscenza non è solo scuola o diploma, è anche accesso a uno spazio pubblico regolamentato, ai media, a un dibattito trasparente e pluralista
Secondo lui, la soluzione sta nell’educazione e nella riaffermazione di un sano dibattito pubblico, in cui la parola sia libera senza incitare alla divisione. “La conoscenza non è solo scuola o diploma, è anche accesso a uno spazio pubblico regolamentato, ai media, a un dibattito trasparente e pluralista”, insiste.
Commenti raccolti da Pietro Bugnon
Testo per il web: Fabien Grenon
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