La nuova insegna era nascosta sotto una grande copertura scura. Alle 17 di questo lunedì 4 novembre, in Place de la Bastille, all'ingresso di rue Saint-Antoine, l'arteria che conduce al centro stesso di Parigi, un uomo vestito con un gilet arancione fluorescente, scarpe di sicurezza ai piedi, è salito i quattro gradini di una scintillante scala a pioli per rivelare un cerchio rosso disegnato al centro di un grande rettangolo bianco bordato di rosso.
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Sorridi, foto. Il momento vuole essere solenne: il cartello segna l'ingresso nella zona a traffico limitato (ZTL). E l'entrata in vigore, martedì 5 novembre, di questo dispositivo, senza precedenti a Parigi, ma ampiamente sperimentato altrove, che vieta la circolazione a qualsiasi veicolo a motore che non abbia un buon motivo per entrare in questo famoso perimetro.
“È la prima ZTL a Parigi, ma non la prima in Francia o in Europa. L’Italia lo ha fatto, a sua volta. Non vogliamo più che il centro della capitale sia una scorciatoia per attraversare la Francia e l’Europa”riassume Ariel Weil, sindaco socialista del Centro di Parigi, ai piedi della scaletta, accanto a tre deputati di Anne Hidalgo. Nel processo sarebbero apparsi nel paesaggio altri cento segni, tutti piantati al limite di 1È2e3e e 4e distretti. Oltre al primo modello, che segnala l'ingresso nella zona − Parigi Centro, ad eccezione dell'Île Saint-Louis e dell'Île de la Cité −, un altro avverte gli automobilisti e i ciclisti dell'avvicinamento imminente, il terzo della loro uscita.
Riconquista dello spazio pubblico
“Non c’è nulla di rivoluzionario in questi segnali, li vediamo ovunque in Italia”, si è lasciato sfuggire Patrick Bloche, il primo vice del sindaco socialista, come per ridimensionare questa piccola scena e rispondere alle critiche dell'opposizione che, in un comunicato del gruppo Changer Paris (repubblicani, centristi e indipendenti), denuncia “Impatto ecologico zero e sfratto dei parigini a vantaggio dei turisti”e timori per il commercio.
Nel 2019, l’Agenzia per l’Ambiente e la Gestione dell’Energia (Ademe) ha individuato 238 ZTL operative in otto paesi europei. La sola Italia ne concentrò 228, dislocati a Roma, Genova, Milano, oltre che in altre città minori che vollero conservare i propri centri antichi. In Francia, Nantes ha lanciato il movimento nel 2012, seguita da Grenoble nel 2017.
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Queste politiche di limitazione del traffico fanno parte di questo movimento generale in Europa per recuperare lo spazio pubblico dal posto precedentemente assegnato all’auto. Dietro c’è la speranza di trovare una migliore qualità dell’aria in città, un ambiente di vita più tranquillo e meno rumoroso. Per lasciare più spazio a pedoni e biciclette. Per la ZTL, che mira ad evitare i cosiddetti traffici “di transito”, quelli solo di passaggio, Parigi non è la prima. Ma le politiche perseguite dalla sinistra da quando è salita al potere nei primi anni 2000 hanno trasformato profondamente la capitale. Bertrand Delanoë ha lanciato il movimento, Anne Hidalgo lo ha amplificato (pedonalizzazione dei sentieri sulle rive, realizzazione di più di mille chilometri di piste ciclabili, sviluppo delle strade nelle scuole). Non tutto va liscio. Nella stessa direzione va il recentissimo passaggio della tangenziale ai 50 chilometri orari (km/h).
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