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Cinema: il ritratto incompiuto di Niki de Saint Phalle

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Il ritratto incompiuto di Niki de Saint Phalle

Nell’attuale valanga di biopic, quello dedicato alle “Nanas” più brillanti del XX secoloe rimane un secolo nella sua vita prima che diventi questa immensa artista. Critico.

Pubblicato oggi alle 9:36

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In breve:
  • Il film abbraccia nove anni della vita di Niki de Saint Phalle.
  • Céline Sallette si concentra sui drammi della sua giovinezza.
  • Non vediamo una sola opera sullo schermo, i diritti di riproduzione non sono stati concessi.

Il cinema che crea un’opera di finzione è nei suoi geni e nei suoi privilegi anche quando si attiene alla vita reale. Ha tutti i diritti? Come quello di infangare l’esistenza di un immenso artista? Per ingrandire come fa Céline Sallette per il suo primo lungometraggio in nove anni nella traiettoria che lo ha segnato Niki de Saint Phalle (1930-2002) tra gli artisti più stimolanti, più personali, più femministi e più definitivi del 20°e secolo.

In questo “Niki”, dal titolo appropriato poiché la franco-americana non si è ancora ritrovata come artista, la giovane donna che seguiamo ha 22 anni. Lei è una modella, senza convinzione. Aspirante attrice, senza vera passione. Ma è determinata a fuggire dal maccartismo e torna in Francia. Nell’ultima ripresa, Niki ha 31 anni, il Il friborghese Jean Tinguely al suo fianco, e sente che il suo destino non le sfuggirà più.

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L’intervallo è di dolore e dramma. Ricordi dell’incesto paterno subito all’età di 11 anni. Internamento. Abbandono del marito e dei due figli. Denigrazione della sua attività di artista. Violenza da parte di un nuovo amante. Infernale, questa sequenza porta con sé il film di Céline Sallette che è, quindi, un esempio di colei che diventerà Niki de Saint Phalle. Un pregiudizio!

È anche la libera volontà di un regista affascinato da questo passaggio dall’ombra alla luce. Solo che questo punto di vista, anche filmato con luci morbide e carezzevoli e intelligenza sensibile, riduce il “gigantismo” – Tinguely, dixit – dello scultore, pittore e artista visivo a una serie di episodi, uno più tossico dell’altro , col rischio di generare una terribile scorciatoia su questi demoni che creano l’artista. Oltre a suggerire che solo i difetti hanno risonanza nell’era della libertà di parola post-#MeToo. Danno!

Questa interpretazione di a Charlotte Le Bonmagnetica, questa profondità dello sguardo di una regista su un’altra… le avremmo viste fiorire nell’arco della vita di un artista. E questa tensione costante, sottilmente trasportata da decorazioni che evolvono dal monocromo al colore pieno, come quest’arte del dettaglio con queste molteplici gabbie per uccelli che fanno da filo conduttore e metafora del volo… avremmo voluto godercela più a lungo in il seguito dalla vita di un combattente.

E non sono le sue opere ad esemplificarlo, del film non avendo ottenuto i diritti di riproduzione, non ne vediamo nemmeno uno. La mancanza è crudele! Ma forse questo lo spiega.

«Niki», film biografico, Francia, 98′. Nota: **

Firenze Millioud è entrato nella sezione culturale nel 2011 per passione per gli uomini di cultura, dopo essersi occupato di politica ed economia locale dal 1994. Storica dell’arte, collabora alla redazione di cataloghi di mostre e opere monografiche sugli artisti.Maggiori informazioni

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