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Centinaia le persone al funerale del padre del Var ucciso a sangue freddo a Marsiglia

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Circa 500 persone, secondo i giornalisti dell’AFP presenti sul posto, si sono radunate accanto alla moglie e ai tre figli del padre 36enne del Var, vittima collaterale di un regolamento di conti legato al traffico di droga.

“Non aveva niente a che fare con tutta questa volgarità e barbarie“, ha detto all’AFP Ali Benattia, 72 anni, che si presenta come lo zio del defunto. Descrive Nessim Ramdane come un uomo laborioso pronto a sacrificarsi per il benessere di sua moglie e dei suoi figli, raccontando come è arrivato fino al lavoro tre lavori contemporaneamente.

Era una figura emblematica del calcio locale, ricorda il signor Benattia. Appassionato di calcio fin dall’infanzia, Nessim Ramdane ha indossato le maglie di numerosi club della regione durante la sua carriera amatoriale e ha allenato i bambini del club Saint-Zacharie (Var), dove viveva con la sua famiglia, spiega lo zio.

Foto AFP.

Intorno alle 14, sotto un cielo limpido, diverse decine di uomini si sono inginocchiati in fila all’interno dei due campi da basket adiacenti alla moschea per guidare la preghiera funebre.

Gli uomini hanno poi trasportato il corpo di Nessim Ramdane in una bara bianca per deporlo davanti alla folla, ai piedi dell’imam della moschea, Boualem Khatir.

“È ora di unirci, giovani“, ha detto durante il sermone funebre, prima che il corpo di Nessim Ramdane fosse portato via per la sepoltura.

Nessim Ramdane, alla guida di un VTC, la sera della sua morte, ha portato a spasso un adolescente di 14 anni accusato di aver ucciso un membro di una banda coinvolta nel traffico di droga che affligge alcuni quartieri poveri della seconda città di Francia.

Il minore, accompagnato da un altro adolescente, avrebbe chiesto all’autista di lasciarli nel luogo dell’appalto e di aspettarli, ma il padre ha rifiutato e gli ha sparato mortalmente alla nuca.

Non capisco come un ragazzo della mia età possa prendere una decisione così seria.” si è lamentata Yanel Benattia, 14 anni, cugino della vittima. “Possiamo perdonarlo, ma non è umano farlo”.

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