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Per la Cina si pone il dilemma della ritorsione commerciale contro l’Unione Europea

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Un modello elettrico del produttore cinese BYD, scaricato dalla nave da trasporto auto “BYD Explorer No. 1”, nel porto di Bremerhaven (Germania), 26 febbraio 2024. FOCKE STRANGMANN/AFP

L’Unione Europea (UE) ha mostrato le sue divisioni negli ultimi mesi, ma alla fine è rimasta ferma e questo rappresenta una battuta d’arresto significativa per la Cina. Il voto degli Stati membri, venerdì 4 ottobre, a favore dei dazi doganali sulle auto elettriche prodotte in Cina segna il fallimento di un’intensa campagna diplomatica cinese – fatta di promesse di aprire fabbriche sul loro territorio e minacce di ritorsioni – per incoraggiare Le capitali europee ad opporsi.

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La Cina ha espresso la sua rabbia venerdì sera, avvertendo che la decisione non sarebbe presa “influenzare e ostacolare” la determinazione dei suoi gruppi ad investire in Europa. “La Cina adotterà tutte le misure per difendere risolutamente gli interessi delle sue aziende”ha dichiarato un portavoce del Ministero del Commercio cinese, sottolineando però l’impegno europeo a proseguire i negoziati.

Non c’è dubbio che ci saranno delle conseguenze, poiché la Cina ritiene di dover autorizzare un simile affronto. La domanda è l’entità della risposta. Il principale esportatore mondiale sta già in gran parte chiudendo le porte al mercato nordamericano, con gli Stati Uniti e il Canada che hanno imposto tasse del 100% sull’ingresso dei suoi veicoli elettrici, mentre la Turchia ha fissato l’asticella al 40%.

Potrebbe essere controproducente per la Cina aumentare troppo la tensione con l’Europa, il suo più grande mercato di esportazione, perché un’offerta eccessiva porterebbe a una guerra commerciale in cui anche le fabbriche cinesi avrebbero molto da perdere. Segno dell’interesse verso l’Europa dei marchi cinesi che cercano di internazionalizzarsi, alcuni annunciano progetti di fabbriche nel paese, come BYD, che ne ha aperto uno in Ungheria.

Il cognac “sacrificato”.

Di fronte alla Cina, l’UE dimostra di non essere a corto di leve, anche se in precedenza aveva agito in modo dispersivo. Dopo che l’amministrazione Biden ha espresso, il 23 settembre, la sua intenzione di bloccare software e componenti cinesi nei veicoli connessi, la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, ha annunciato durante una visita negli Stati Uniti, alla fine di settembre, che anche l’UE è stata molto attenta all’argomento. Parallelamente studia le pratiche dei siti di e-commerce a bassissimo costo, Shein, Temu e AliExpress.

I settori europei che potrebbero essere presi di mira dalla Cina sono noti. Già a gennaio Pechino aveva avviato un’indagine sul cognac francese, mentre Parigi si era continuamente mostrata favorevole all’adozione di questi nuovi dazi doganali. Dopo il voto degli Stati membri di venerdì, l’Ufficio nazionale interprofessionale del Cognac ha affermato di non capire il motivo del settore “viene così sacrificato”. “Le autorità francesi ci hanno abbandonato”ha scritto in un comunicato stampa.

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