Ritornando al Palazzo Borbone dopo una “parentesi” di quindici anni, Michel Barnier non avrà sicuramente riconosciuto l’emiciclo il 1È ottobre. Nel 2009, il Ministro dell’Agricoltura e della Pesca poteva contare sul sostegno costante di una larga maggioranza di 332 deputati dell’UMP-Nouveau Centre. Vieni a presentargli il suo “road map per i due anni e mezzo che ci aspettano”ventisei giorni dopo la sua nomina, martedì il Primo Ministro aveva davanti agli occhi, secondo la sua stessa descrizione, “un’Assemblea nazionale divisa come mai prima dal 1958, dove nessun partito politico ha la maggioranza assoluta da solo, né con i suoi alleati”.
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Nastro rosa all’occhiello (simbolo della lotta contro il cancro al seno), imperturbabile nonostante le domande provenienti dai banchi della France insoumise (gli avevano consigliato di non reagire), il nuovo primo ministro si è presentato con una voce monotona, un’ora e ventitré minuti, un discorso di politica generale che oscilla tra rottura e continuità con la politica guidata per sette anni dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron.
Innanzitutto un taglio netto al metodo. Riferendosi all’ex presidente del consiglio Pierre Mendès France (1954-1955) e all’ex primo ministro Michel Rocard (1988-1991), il nuovo inquilino di Matignon mira a fare “dialogo e cultura del compromesso un principio di governo”. Con il Parlamento, le forze politiche, gli enti locali, le parti sociali, l’estero, “Abbiamo bisogno di ascolto, rispetto e dialogo”ha insistito. Una critica implicita al modo di governare, spesso considerato sconnesso e accondiscendente, che ha prevalso negli ultimi anni.
Proveniente da una famiglia politica, Les Républicains (LR), non molto favorevole alla rappresentanza proporzionale, Michel Barnier afferma: “ pronto ad aprire una riflessione senza ideologia » su questo metodo di voto. E annuncia il ritiro del disegno di legge costituzionale sullo scongelamento del corpo elettorale in Nuova Caledonia, che “ innescato una crisi di eccezionale gravità » in primavera. Promette anche di “ riprendere il dialogo » con il Parlamento, all’inizio del 2025, sul disegno di legge sul fine vita.
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Come se volesse riparare agli errori di Macron
L’ex attivista gollista sostiene anche un cambio di metodo sulla scena internazionale, perché “L’influenza non può essere decretata”Di più “è costruito con pazienza, difendendo i nostri interessi senza arroganza e prestando attenzione a tutti i nostri partner”.
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