Il portavoce del Quai d’Orsay, Christophe Lemoine, ha illustrato giovedì i piani della Francia volti a ridefinire le sue relazioni con diversi paesi dell’Africa subsahariana. Durante la sua conferenza stampa settimanale, ha parlato della fine dell’impegno militare francese nel Sahel, iniziato nel 2013, in seguito ai cambiamenti al potere locale, legati in particolare ai colpi di stato.
“Dove la presenza militare francese non è più desiderata, le forze francesi se ne sono andate”, ha affermato, prendendo come esempio il ritiro delle truppe dal Mali nel 2022 e dal Burkina Faso nel 2023. Queste decisioni sono state prese in conformità con le scelte sovrane di i governi interessati. Questa informazione è riportata dai nostri colleghi di Anadolu.
Christophe Lemoine ha insistito sul fatto che i legami tra Francia e Africa vanno oltre le sole questioni di difesa e si basano su “densi partenariati” e “profondi legami umani e culturali”. Il presidente Emmanuel Macron sostiene un approccio volto a dare priorità all’istruzione, alla salute, ai giovani e al clima.
Un riorientamento strategico comporta gradualmente la chiusura delle basi militari francesi in Ciad, Senegal, Costa d’Avorio e Gabon. Questo cambiamento si realizza nel quadro di un dialogo che dura da due anni e coordinato da Jean-Marie Bockel, “inviato personale” del presidente francese per l’Africa.
Questo contesto si inserisce in un periodo di tensioni diplomatiche. Durante una recente conferenza, Emmanuel Macron ha criticato alcuni leader africani per il loro mancato riconoscimento dell’impegno militare francese. Queste dichiarazioni hanno provocato reazioni negative da parte di diversi leader africani. Anadolu riferisce che questa situazione mette a dura prova le relazioni tra la Francia e i suoi partner africani.
Infine, la Francia cerca di ridefinire il proprio ruolo in Africa attraverso iniziative economiche, culturali e climatiche. Ciò include la restituzione di beni culturali a paesi come il Benin e il Senegal. La Francia mostra anche il suo sostegno ad una più ampia rappresentanza africana nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.