Durante i congressi delSocietà internazionale contro l’AIDS a Monaco nel luglio 2024 eTerapia farmacologica contro l’HIV a Glasgow nel novembre 2024, il team CISIH (Centro di informazione e cura sull’immunodeficienza umana) dell’ospedale Sainte-Marguerite di Marsigliaguidata dalla dottoressa Sylvie Brégigeon ha presentato ai suoi colleghi il caso eccezionale di una paziente ancora in remissione, 12 mesi dopo la sospensione dei trattamenti antiretrovirali.
Trattamento per la leucemia
Ormai sui sessant’anni, alla paziente venne diagnosticato l’HIV nel 1999. Trattata subito con farmaci antiretrovirali, solo dal 2010 la sua cura fu veramente efficace, con una carica virale divenuta “non rilevabile”, cioè controllata dal virus trattamento. Nel 2020 ha sviluppato la leucemia mieloide acuta.
Trapianto di midollo osseo allogenico
Un trapianto allogenico di midollo osseo effettuato presso l’Istituto Paoli-Calmettes durante l’anno le permette di curare la sua leucemia. “L’équipe dell’Istituto Paoli-Calmettes è riuscita a trovare un donatore che non solo era compatibile ma aveva anche una particolarità ricercata in questo tipo di casi: una delezione chiamata Delta32 nel gene CCR5, un co-recettore utilizzato dal virus dell’HIV come porta d’accesso alle cellule delle persone che ha infettatoes. Infatti, le rare persone al mondo che presentano questa mutazione genetica su entrambi gli alleli del gene CCR5 non possono essere infettate dall’HIV. spiega il dottor Brégigeon nel comunicato stampa dell’ospedale.
Ad oggi sono stati segnalati nel mondo solo 7 casi di cura funzionale dell’HIV dopo trapianto allogenico di midollo osseo, finalizzato al trattamento di linfomi o leucemie. Per 6 di loro, il donatore era portatore della mutazione Delta 32 sul recettore CCR5.
Nessuna traccia del virus
Dopo il trapianto di midollo osseo, la paziente ha continuato a prendere il trattamento antiretrovirale per quasi 3 anni dopo il trapianto – fino all’ottobre 2023. Durante il suo monitoraggio sono stati effettuati esami virologici più approfonditi, in collaborazione con il Laboratorio di Virologia Timone del Professor Philippe Colson : in particolare test ultrasensibili della carica virale, test di coltura virale nonché ricerca del DNA pro-virale corrispondente all’eventuale serbatoio di virus ancora presente nel suo organismo. Tutti questi test sono risultati negativi. Si è quindi deciso di interrompere il trattamento. Ancora sotto sorveglianza, l’HIV non è stato più rilevato e il tasso dei linfociti T CD4+ del paziente è passato da 250 a 1289/mm3 all’ultimo controllo, valori normali compresi tra 650 e 1500/mm3 circa. Ricordiamo che ilI linfociti T CD4+ sono una categoria di globuli bianchi presi di mira dall’HIV per distruggerli e moltiplicarsi a loro spese.
Casi che non si possono generalizzare ma che portano speranza
Questa strategia di allotrapianto purtroppo non è riproducibile in tutti i pazienti affetti da HIV. Si tratta infatti di un condizionamento molto pesante con chemioterapia intensiva, radioterapia, lunghi ricoveri in stanze sterili… possibili e giustificabili solo nel contesto del trattamento di una malattia ematologica maligna come il linfoma o la leucemia. Tuttavia, questi casi eccezionali di remissione consentono una comprensione sempre più precisa del funzionamento dell’HIV e contribuiscono notevolmente ad aprire nuove prospettive di ricerca.