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Benkirane parla di fuochi e di “rabbia divina”

Benkirane parla di fuochi e di “rabbia divina”
Benkirane parla di fuochi e di “rabbia divina”
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Ci sono parole che bruciano più delle fiamme che pretendono di spiegare. Domenica, Abdelilah Benkirane, segretario generale del PJD, ha espresso un’abissale incoscienza sugli incendi devastanti che stanno divorando migliaia di ettari a Los Angeles, negli Stati Uniti.

Secondo lui, questi incendi sono una manifestazione dell’“ira divina” contro Donald Trump. Questa affermazione, assurda nella sua concezione e scioccante nella sua portata, merita di essere esaminata alla luce della ragione e del buon senso. Non perché si basi su qualche verità metafisica, ma perché insulta l’intelligenza, la scienza e soprattutto il rispetto che dobbiamo alle vittime di una simile tragedia.

Guardiamo i fatti: gli incendi stanno devastando intere regioni della megalopoli californiana, distruggendo vite, foreste, case. La constatazione è spaventosa, ma è anche spiegabile: il riscaldamento globale intensifica le siccità, i venti alimentano le fiamme e talvolta è l’uomo stesso a causare questi disastri, spesso per negligenza o imprudenza. Questa è la realtà, scientifica, inflessibile e indiscutibile.

E cosa fa Benkirane? Egli mette da parte queste spiegazioni razionali per invocare una presunta punizione celeste. Questa reazione, degna di tempi in cui le epidemie venivano attribuite alle streghe e la siccità alle maledizioni divine, non solo è arcaica ma terribilmente riduttiva. Tradisce una disconnessione totale dalla realtà e rivela un’incapacità, tragica per uno statista, di comprendere le reali questioni ecologiche del nostro tempo.

Come può un leader politico, per giunta ex capo di governo, ridurre un disastro così complesso a una “vendetta divina” contro un presidente americano? È ancora rilevante, nel 2025, ricordare che i disastri naturali obbediscono alle leggi fisiche? Che si tratti di terremoti, alluvioni o incendi, sono soprattutto il risultato di fenomeni geofisici e climatici, governati da principi scientifici consolidati. La scienza ha illuminato l’oscurità e fatto luce sui complessi meccanismi alla base dei disastri naturali. Gli incendi, ad esempio, sono il risultato di cambiamenti climatici ampiamente documentati: temperature record, siccità cronica, gestione insufficiente delle foreste. Insomma, cause materialmente umane.

Sotto la maschera del fervore religioso, Benkirane si è dunque permesso di ergersi a autoproclamato interprete di una presunta volontà divina. Una postura che serve solo ad alimentare una narrazione semplicistica destinata a lusingare gli istinti partigiani del suo pubblico e a darsi la falsa statura di un oratore ispirato, a dispetto di ogni logica e coerenza. Ma, a dire il vero, questo atteggiamento non inganna nessuno. Piuttosto, illustra uno sgomento, addirittura un grave crollo della credibilità.

Attaccando Donald Trump durante una conferenza del PJD, Benkirane sta cercando di far credere al suo “gregge” nello scontro tra il bene e il male, una strategia tanto semplicistica quanto logora per cercare di galvanizzare il suo pubblico. Ma non commettiamo errori: questa patetica messa in scena non può nascondere la desolante vacuità del discorso di Benkirane, rivelando il vuoto ideologico che lo caratterizza.

E poi, nonostante le sue innumerevoli colpe, Trump non è l’incarnazione del male universale. Lungi da noi difenderlo, ma sostenere che l’intero universo si sarebbe alleato contro di lui fino ad appiccare incendi in California è un’assurdità che sfida sia la ragione che il buon senso. Questo tipo di discorso non fa avanzare i dibattiti; li avvelena. Peggio ancora, legittima una visione retrograda del mondo in cui la scienza viene trascurata a favore di ridicole superstizioni. L’ira divina che invoca, se così si manifesta, non ricadrebbe piuttosto su coloro che abusano della religione per fini politici? Su chi, invece di predicare speranza e ragione, preferisce seminare discordie e alimentare divisioni?

Cosa penserebbe un sopravvissuto a questi incendi ascoltando le parole di Benkirane? Un uomo che ha perso la casa, la famiglia o il suo sostentamento? Tra loro, marocchini, da anni residenti a Los Angeles, che hanno visto la loro vita andare in fumo in poche ore. Ciò che meritano è empatia, rispetto e riconoscimento della gravità della loro situazione. Invece, Benkirane offre loro un’interpretazione offensiva: il loro calvario sarebbe solo un danno collaterale della punizione divina. Una storia indecente che aggrava il loro dolore e riflette un’agghiacciante indifferenza verso la sofferenza umana.

Ma oltre alla crudeltà delle parole, c’è la loro pericolosità. Il vero scandalo di questa vicenda risiede, infatti, nell’impatto che discorsi come quello di Benkirane possono avere sull’opinione pubblica. Il presunto leader politico quale è non può permettersi il lusso di cadere in simili divagazioni. Il Marocco di oggi merita leader politici che siano all’altezza delle sfide. Uomini e donne guidati da visioni chiare, capaci di abbracciare la complessità del mondo e di rispondervi con lucidità e determinazione. Facendo tali osservazioni, l’ex capo del governo (con nostra sfortuna) rivela solo la sua incapacità di incarnare queste richieste e di elevarsi al livello delle legittime aspirazioni di una nazione alla ricerca dell’eccellenza.

Infine, se Abdelilah Benkirane aspira davvero all’intervento divino, forse farebbe meglio a pregare per recuperare una parvenza di buon senso, o anche solo un pizzico di lucidità. Perché oggi non sono le foreste californiane a bruciare di più, bensì la sua stessa credibilità, consegnata alle fiamme dell’irragionevolezza. O meglio ancora, trarrebbe beneficio dal restare in silenzio, perché ci sono momenti in cui il silenzio è d’oro.

Mehdi Ouassat

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