Macron riprende le consultazioni in Francia

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Alla ricerca di un primo ministro

Macron riprende le consultazioni in Francia

Cinque giorni dopo la censura di Michel Barnier, il presidente francese riprende i suoi buoni uffici.

Pubblicato oggi alle 7:43

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Dopo una breve tregua dedicata a Notre-Dame, Emmanuel Macron riprende lunedì mattina le consultazioni politiche all’Eliseo, cinque giorni dopo la censura di Michel Barnier, per nominare il più rapidamente possibile un nuovo primo ministro, ma restano molte insidie.

Prima dell’annuncio, altre trattative. Il Capo dello Stato si prepara infatti a ricevere a turno i deputati indipendenti del gruppo Liot, poi i leader degli ecologisti guidati da Marine Tondelier, seguiti dai comunisti attorno a Fabien Roussel.

Tre incontri previsti della durata di un’ora ciascuno, a partire dalle 9, il che lascia presagire la possibilità di una fumata bianca al palazzo presidenziale prima della fine della giornata. Ma i precedenti incoraggiano alla prudenza: ci sono voluti 51 giorni quest’estate perché l’inquilino dell’Eliseo scegliesse Michel Barnier, e diverse settimane anche nel caso dei suoi predecessori Gabriel Attal e Elisabeth Borne.

“Se posso aiutare, lo farò”

Questa volta Emmanuel Macron ha fretta di decidere dalla sua parte. A cominciare dal suo storico alleato François Bayrou, preoccupato da “una situazione che nessun cittadino francese può accettare di vedere persistere o diventare più complessa”.

Atteso, tra gli altri, per Matignon, il capo di MoDem non rivendica la carica ma quasi: “Se posso aiutarci a uscire da tutto questo, lo farò”, ha detto domenica dalla sua città di Pau.

Anche la presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, chiede di agire “rapidamente” e di nominare un nuovo capo del governo “nelle prossime ore”.

Il suo calcolo è semplice: “sommare” i deputati della “base comune” (Rinascimento, LR, MoDem, Orizzonti), Liot e il Partito socialista per ottenere la maggioranza assoluta a Palazzo Borbone. “E quindi non è più possibile alcuna censura.”

Ma in pratica, l’aritmetica si snoda su molteplici “linee rosse”. Quelle di Laurent Wauquiez, ad esempio, che ricorda le sue “condizioni” su Le Figaro: “Né LFI al governo, né il programma del Nuovo Fronte Popolare”, fino ad affermare che un primo ministro socialista “non è un’ipotesi credibile”. “.

Ma è proprio ciò che chiede il numero uno del PS, Olivier Faure, che venerdì è venuto all’Eliseo per proporre “concessioni reciproche” al presidente della Repubblica, che gli ha già concesso incontri con ambientalisti e comunisti.

Ma questo inizio di apertura suscitò le ire dei ribelli, che rifiutarono l’invito a Palazzo e indagarono per tutto il fine settimana sul processo per slealtà dei loro alleati. “Faure non decide da solo”, ha tuonato Jean-Luc Mélenchon sulla stampa italiana e spagnola, sottolineando il suo rifiuto “di tradire i (suoi) elettori per delle posizioni”.

E se i socialisti si alleano ancora con i macronisti o anche con la destra, allora “il Nuovo Fronte Popolare continuerà senza di loro”, minaccia il patriarca della insoumise.

“La possibilità di sgretolare il tuo edificio”

Messaggio trasmesso dai suoi luogotenenti Mathilde Panot e Eric Coquerel. “Non c’è alcun compromesso possibile con la politica economica di Emmanuel Macron”, riassume il capo dei deputati della LFI, sottolineando “un chiaro desiderio da parte di chi detiene il potere di fratturare il PFN”.

“È chiaro” che il sindacato della sinistra si trova “in una situazione fragile”, si rammarica il presidente della commissione Finanze dell’Assemblea, convinto che Matignon sia un’esca perché il capo dello Stato “non cederà mai alla sinistra, nemmeno lontanamente, la possibilità di sgretolare il suo edificio”.

All’estremità opposta dello spettro politico, il Raggruppamento Nazionale resta all’erta. Non invitato all’Eliseo, il suo presidente Jordan Bardella chiede già “di essere ricevuto con Marine Le Pen” dal futuro primo ministro “per poter esprimere molto chiaramente le (loro) linee rosse”, che “non sono variate” : potere d’acquisto, sicurezza, immigrazione e voto proporzionale.

Arbitro della censura del governo Barnier, il partito della fiamma avverte in anticipo: “Non potete comportarvi come se noi non fossimo lì”.

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